Dibattito aperto, in Francia, per la possibile fusione tra Tf1 e M6. Le posizioni appaiono contrastanti, anche se il timore di una concentrazione del mercato televisivo (in tema di pubblicità e diritti sportivi) appaiono comuni. Per rispettare le regole dell’autority, i due gruppi dovrebbero vendere alcuni canali o cedere una frequenza del digitale terrestre: un gruppo media può infatti detenere un massimo di sette canali. E se per il servizio pubblico l’operazione tra i due big del settore commerciale è fattibile, appare più preoccupato – in termini di concorrenza – il mondo della pubblicità.
FRANCE TÉLÉVISIONS: SI PUÒ FARE
Per il servizio pubblico francese la fusione non rappresenta una minaccia: lo hanno confermato i manager di France Télévisions in aula al Seanto. “Se Tf1 e M6 pensano di doversi fondere per rimanere in salute, è importante che lo facciano”, ha dichiarato la presidentessa Delphine Ernotte, come riportato da France24. Secondo la manager, occorre difendere la televisione “in un mondo in cui l’offerta media è molto più ampia”. Il riferimento è al mondo dello streaming e in particolare alle grandi potenze americane, come dichiarato anche Bruno Patino, presidente del cda di Arte France. Secondo il manager, l’operazione può andare avanti, ““a condizione che le regole siano stabilite”.
IL MONDO DELLA PUBBLICITÀ È PERPLESSO
Sembra invece più preoccupato dell’operazione il mondo della pubblicità. A evidenziarlo, associazione Union des marques, che rappresenta oltre 1600 brand dei 40 maggiori inserzionisti. La fusione tra i due gruppi concentrerebbe infatti il 75% del mercato pubblicitario televisivo francese nelle mani di un unico soggetto. “I temi della concentrazione dei media e nello specifico la proposta di fusione tra i due principali gruppi pubblicitari televisivi in Francia sono della massima preoccupazione per l’Union des marques e i suoi membri. Bisogna inoltre notare che ognuno dei due gruppi include attualmente nella sua offerta altri mezzi pubblicitari oltre alla televisione, primo fra tutti la radio”, si legge nota dell’associazione.
La preoccupazione nasce proprio in virtù della specificità del mezzo televisivo nella comunicazione pubblicitaria: “Non può essere sostituito da altri media, compreso il video digitale o il digitale in generale”. Citando a tale proposito una ricerca svolta tra i suoi associati, l’Union des marques è intenzionata a dare battaglia per un mercato televisivo equilibrato: “Gli inserzionisti hanno bisogno di un mercato televisivo equilibrato e competitivo. Questa libera concorrenza sembra essere il principale garante della libertà di scelta per gli inserzionisti, ma anche per gli spettatori”.
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