Due giorni per parlare del futuro della Rai: oggi, 7 novembre, si svolge presso Palazzo Giustiniani la seconda giornata degli Stati generali del Servizio pubblico, un incontro tra esperti, rappresentanti istituzionali, accademici e operatori del settore voluto da Barbara Floridia, presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. A intervenire, anche Giampaolo Rossi, amministratore delegato della Rai. «Il mio auspicio è di trovare una strada comune che sappia tener conto del ruolo di Rai nel contesto industriale e culturale della nostra Nazione e che riesca a personalizzare ogni tipo di intervento di riforma, senza mostrare sudditanza verso modelli europei che, per quanto storicamente virtuosi, non si stanno dimostrando oggi esenti da crisi». Tivù riporta di seguito i passaggi principali (qui il testo completo):
LA STRUTTURA RAI
«Un’eventuale nuova architettura normativa della Rai credo debba affrontare due aspetti essenziali, che solo apparentemente sembrano slegati tra loro: la natura giuridica della Rai ed il suo ruolo di hub industriale per un’intera filiera produttiva del nostro Paese, quella dell’audiovisivo. I due aspetti sono intimamente connessi tra loro perché caratterizzano in profondità il ruolo che potrà continuare a svolgere il Servizio Pubblico nel futuro. L’attuale natura giuridica della Rai presenta un aspetto evidentemente contraddittorio: benché infatti il legislatore abbia stabilito che la concessionaria del Servizio Pubblico sia assoggettata alla disciplina generale delle società per azioni e a quella speciale dei soggetti emittenti strumenti finanziari quotati, essa è però anche tenuta ad applicare la normativa pubblicistica; dunque, a gestire i propri approvvigionamenti e ad operare con modelli organizzativi in maniera del tutto analoga a una pubblica amministrazione. La Rai si trova così ad essere un’azienda che opera in un mercato, quello italiano, sempre più aggressivo e in rapida trasformazione, nel quale molti operatori globali sono entrati con volumi d’investimento notevoli e spesso senza vincoli d’investimento. E si trova costretta a farlo non solo con molte meno risorse rispetto al passato ma anche vincolata ad una complessità normativa e burocratica che rende sempre più difficile svolgere il proprio ruolo di sostegno all’industria italiana.
IL RUOLO DEL SERVIZIO PUBBLICO NELL’INDUSTRIA
«L’intervento sulla natura giuridica della Rai è strettamente legato alla possibilità che il Servizio Pubblico possa in futuro mantenere il suo ruolo di prima industria culturale della Nazione e motore del comparto audiovisivo» […] «Il Servizio Pubblico – sostenuto da risorse pubbliche a garanzia della sua autonomia e della sua indipendenza – deve dunque restare un modello solido, in grado di garantire un’offerta di alta qualità e molteplice, finalizzata alla costruzione della nostra identità nazionale e del nostro immaginario di convivenza civile, che la sola dinamica di mercato non potrebbe mai assicurare».
Ricorda ancora l’ad: «Il Servizio Pubblico oggi non corrisponda più unicamente al televisore o alla radio, intesi come oggetti fisici con una loro sacralità domestica». La Rai che immagina Rossi («e che immaginano anche le donne e gli uomini italiani, che vorrebbero semplificazioni e chiarezza e ai quali poco interessano le polemiche e gli scontri che spesso assorbono troppe delle nostre energie») è «una Rai che difende la sua anima plurale»», «che dà linfa e sostegno al cinema, alla fiction, all’intrattenimento e che merita di restare architrave della nostra identità e del nostro sistema economico».
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