Netflix è pronta a un’opzione free con pubblicità?

Secondo Bloomberg, il gruppo starebbe studiando un piano gratuito sostenuto totalmente dalla pubblicità. Ma questo potenziale cambio di rotta avrebbe senso?

Non c’è nulla di concreto, ma se così fosse, il mercato dello streaming sarebbe vicino a un ulteriore cambio di rotta che, in realtà, lo porterebbe nelle più concrete acque della tv “tradizionale”. Secondo quanto riporta Bloomberg, Netflix starebbe infatti ragionando su alcune versioni di abbonamento gratuite, ma supportate da pubblicità in alcuni mercati, in Asia e Europa: l’obiettivo sarebbe aumentare le audience e, quindi, la platea destinata agli inserzionisti.

NETFLIX E LA PUBBLICITÀ

Un esperimento sarebbe già stato fatto in Kenya, per essere poi dismesso lo scorso anno, spiega Lucas Shaw di Bloomberg. La testata riporta chiacchiere tra i top executive: la nuova offerta potrebbe essere sperimentata in quei mercati in cui la televisione free è ancora molto popolare, come la Germania e il Giappone. Il servizio free aiuterebbe la società a raggiungere quel pubblico che non può permettersi l’abbonamento e, soprattutto, creerebbe più inventory. Netflix, riporta la testata, è ben lontana da altri big (YouTube e Disney in primis) in termini di vendita di video ad.

Partiamo dai pochi dati a disposizione. La pubblicità su Netflix è stata lanciata nel novembre 2022 e, secondo i dati comunicati dallo stesso gruppo a maggio, avrebbe raggiunto 40 milioni di utenti attivi mensili a livello globale. Il piano con pubblicità sarebbe scelto da oltre il 40% dei nuovi iscritti: inutile girarci intorno, dopo l’eliminazione del piano base (proprio per spingere l’offerta ibrida) è di fatto l’opzione più economica. Parliamo di 5,49 euro al mese contro 12,99 del piano standard (cui dovrebbero aggiungersi 4,99 per gli eventuali utenti extra).

PUBBLICITÀ: EVOLUZIONE O “TRADIMENTO”?

Un piano completamente free comporterebbe una vera e propria inversione di tendenza per il servizio, che ha sempre spiegato di operare qualsiasi scelta raccogliendo gli input del pubblico da coordinare, però, con la necessità di aumentare le risorse per garantire «contenuti di qualità». Viene da chiedersi come mai Netflix non abbia invece ancora tentato la strada dell’abbonamento annuale, che consente agli utenti di risparmiare qualche mensilità e alle piattaforme di evitare, almeno per un anno, i costi di disdetta. C’è anche da dire che con l’ingresso della pubblicità per “pubblico” non si intendono più soltanto gli abbonati, ma soprattutto gli inserzionisti ai quali “vendere” l’attenzione degli abbonati.

Ma che tipo di abbonamento potrebbe configurarsi? Sarà ancora possibile il download (che nel piano con pubblicità è possibile, ma limitato), avrebbe ancora senso la restrizione delle password e sarebbero giustificabili potenziali nuovi aumenti dei prezzi per i piani premium (mai da escludere, anche Paramount+, negli Usa, ha da poco aumentato il suo piano con pubblicità di 2 dollari circa). Quale expertise dovrebbe inoltre essere messa in campo? Che concorrenza potrebbe rappresentare, per esempio, per servizi Bvod dei network (come Rai Play o Bbc iPlayer), che stanno rafforzando il loro ruolo nel mondo streaming anche grazie alla sinergia con i canali tradizionali? E, ancora, a Netflix seguirebbero altri attori?

Quello che è certo è che Netflix sta lavorando al lancio di una piattaforma tecnologica pubblicitaria in-house e sta sempre più rafforzando la sua offerta sportiva live (come la NFL). Due indizi che non fanno certo una prova, ma potrebbero diventarlo se quanto riporta Bloomberg venisse confermato?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it