Le note internazionali raccontano di una raccolta pubblicitaria di Netflix in accelerazione: negli Usa +150% della stima prevista in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti. Dato certamente positivo e significativo, anche se si raffronta con un precedente periodo in cui la piattaforma stentava a farsi largo tra i desiderata degli inserzionisti, adesso incoraggiati dal fatto che a lungo andare i prezzi degli spazi sono diventati decisamente più abbordabili. Inoltre, entro il 2025 (in Canada a partire dal prossimo novembre) lancerà la sua piattaforma tecnologica per la vendita degli spazi adv, che offrirà ai brand anche la possibilità di poter investire direttamente.
Ovviamente Netfliix non è un caso isolato: come ha rilevato la società di ricerca Media Dynamics, tutto il fatturato pubblicitario Upfront negli Usa per la stagione 2024-2025 ha raggiunto i 29,5 miliardi di dollari: +8% rispetto alla stagione precedente. Solo che il segno positivo sarebbe ascrivibile completamente allo streaming, cresciuto del 35%, mentre la tv di flusso registra una flessione del 4%. Come dire? La tv lineare non cresce, ma si difende abbastanza bene. Addirittura, meglio del previsto, secondo gli analisti. Volendo proiettare il fenomeno a stelle strisce in Europa, e in Italia in particolare, dove la platea della tv generalista ha da sempre uno zoccolo duro più coriaceo, verrebbe da dire che i broadcaster hanno ancora margine di manovra. Tuttavia, il dato certo è che – volenti o nolenti – lo streaming sta guadagnando terreno, e quindi sempre più le piattaforme dei broadcaster dovranno darsi un’identità ancora più definita, con contenuti pensati per avere vita più lunga anche nell’on-demand. Forse certi programmi, soprattutto quelli a più alto budget, dovranno imparare ad avere come platea di riferimento più quella dell’on-demand anziché della lineare, considerando paradossalmente l’approdo in palinsesto quasi come un passaggio promozionale.
Soprattutto in una fase in cui la distribuzione internazionale favorisce la presenza contemporanea (quindi la vendita) dei titoli su diverse piattaforme. Prodotti “larghi” quindi, ma mirati: che è come dire, quasi la quadratura del cerchio… Ma è quanto hanno dimostrato di volere gli inserzionisti negli Usa, visto che a fronte di costi CPM diminuiti hanno scelto di aumentare significativamente gli investimenti complessivi nello streaming. Si dice che esista una soglia psicologica superata la quale un media diventa prima irrinunciabile e poi competitivo all’interno di un media mix; ebbene, lo streaming non l’ha ancora superata, ma la sta già – quanto meno – lambendo.
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