Promossi e bocciati

L’editoriale del numero di LUGLIO/AGOSTO 2025 di Tivù

I bilanci sono sempre difficili da stilare, soprattutto in ambito televisivo. Perché certamente contano gli ascolti, e quindi il resoconto industriale dei vari editori, ma appunto in quanto editori i vari player non possono esimersi dal tirare le somme dei contenuti che sono stati in grado di portare all’attenzione della platea, e i titoli – tutti i titoli – “viaggiano” inevitabilmente sulle gambe di chi li conduce, di chi li crea, di chi li dirige. Ecco quindi spiegata la ragione di questa seconda edizione de “I talenti che hanno fatto la differenza” nella stagione 2024-2025, e perché abbiamo scelto di puntare per la nostra cover story su Francesca Fagnani (la prima edizione se l’era invece conquistata Fiorello), per il suo continuare a mantenere la barra dritta al timone di un programma di parola di non facile conduzione e di complessa gestione, nonché di grande seguito.

Altra nota di merito ai contenuti targati Sky. All’esterno, infatti, è sembrata una sorta di congiunzione d’astri favorevole, ma i lanci seriali prima (da M. Il figlio del secolo ad Hanno ucciso l’uomo ragno passando per L’arte della gioia) e di intrattenimento poi (dal rilancio di X Factor alla conferma di MasterChef, Pechino Express, GialappaShow, fino alle new entry In & Out e Money Road) hanno dato vita a una continuità che nell’offerta della piattaforma (e di TV8) non si registrava da tempo. Inoltre, non può che essere salutato con favore il traguardo che da gennaio ha condotto gli streamcaster finalmente nelle braccia della Total Audience, uno strumento che fornisce un quadro chiaro ed esaustivo delle modalità di fruizione dei vari titoli. In attesa ovviamente dell’arrivo degli Ott, ammesso che siano veramente disposti a farlo.

Come non segnalare, invece, il momento difficile che sta affrontando il genere reality? Il formato non riesce a rinnovarsi e perde quota stagione dopo stagione. Forse sarebbe il momento di fermarsi a riflettere, magari per decidere se non sia tempo di chiudere i battenti o come cambiare completamente approccio.

Nota conclusiva per un evento che di contenuti si è occupato. Doveva essere un numero uno la prima edizione dell’Italian Global Series Festival di Riccione-Rimini e invece si è rivelato a tutti gli effetti un numero zero. Buone le intenzioni, quanto meno sulla carta: dare un erede al RomaFictionFest sembrava prospettiva lodevole. Invece, al di là del fatto che Riccione e Rimini non sono ovviamente Roma, e al netto delle innegabili défaillance organizzative, la formula non pare aver tenuto conto di quanto l’universo seriale sia cambiato dal 2016. Sotto il profilo contenutistico, insomma, quello andato in scena è un Festival non all’altezza del modello a cui ambiva ispirarsi. Cui prodest, allora? Probabilmente alla proloco del posto (anche se le affluenze non sarebbero risultate oceaniche), di certo alla visibilità della sottosegretaria al ministero della Cultura Lucia Borgonzoni, mentre risulta difficile individuare le eventuali ricadute positive sulla produzione seriale italiana, ma – come si dice? – alla  fine tutto fa brodo… Peccato però, perché sarebbe stato incoraggiante avere i margini per (nella peggiore delle ipotesi) rimandare l’IGSF all’interno di questo bilancio di stagione, il quale invece è costretto a concludersi con una bocciatura.

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