Il trasloco di Amadeus fa bene a (tutta) la tv

L’editoriale del numero di MAGGIO 2024 di Tivù

Al netto delle polemiche e alla vigilia dei lavori stagionali da cui usciranno i palinsesti autunnali più attesi degli ultimi anni, cosa dimostra la marea montante di attenzione che ha accompagnato il trasloco di Amadeus dalla Rai al Nove? Certo attesta diverse cose, e le interpretazioni non sono mancate: da un indebolimento della Rai a un’intraprendenza del gruppo Warner Bros. Discovery che continua a sorprendere ormai solo i non addetti ai lavori; ma certifica soprattutto e incontrovertibilmente che, malgrado tutto e a dispetto di tutto, nel variegato universo del Video nell’era Digital, la tv lineare continua a essere la versione più popolare. Quella che ingaggia di più, che crea più attenzione in termini di ampiezza e profondità, soprattutto se inserita in un contesto mediale che si interseca con l’on demand e l’offerta pay. Ormai quasi tutte le società di ricerca sui consumatori rilevano come la tv di flusso sia – in proporzione – ancora centrale nel consumo mediatico degli europei, malgrado l’avanzata delle piattaforme streaming e a dispetto della lontananza (seppur non assoluta) di certe fasce di generazioni più giovani. Probabilmente però va osservato che chi oggi legge i contenuti editoriali e quindi l’offerta commerciale di una sempre più competitiva WBD in diretta sfida con l’offerta Mediaset/Publitalia, sottovaluta che – almeno sulla carta – i programmi e i talent di punta del gruppo risulterebbero semmai più “limitrofi ” ai palinsesti Rai e Sky anziché a quelli della società di Cologno. Tutto questo per dire, quindi, che nessun player può considerarsi indenne dall’eventuale concorrenza sprigionata dal Nove. Anche se molto, ovviamente, dipenderà da come ciascun contendente saprà collocare le proprie pedine a partire da settembre. Dopo di che – come rileva ormai gran parte delle agenzie media – lo status quo è ammorbante per la comunicazione pubblicitaria: traslochi, movimenti, cambi di programma, tentativi di innovare fanno bene alla tv tutta perché attirano l’attenzione sul mezzo nel suo complesso, rendendolo più attraente rispetto ad altri media che peraltro non offrono dati certi sul ritorno dell’efficacia degli investimenti. Quindi, per quanto possibile e nel rispetto di una logica competitiva che deve essere sempre “feroce”, la tv di flusso in questi frangenti avrebbe anche l’occasione di accreditarsi nel suo insieme agli occhi di inserzionisti e pubblico, guadagnando la visibilità commerciale che compete a uno strumento tra i più affidabili. Quanto sarà capace di farlo? Ancora pochi mesi e lo sapremo.

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