Usa, oscurati i canali Disney su DirecTV

Scambio di accuse tra i big e il rinnovo del contratto diventa sempre più complesso. È il riflesso dell'evoluzione del mercato pay tv alla luce della crescita dello streaming e delle piattaforme proprietarie
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Dal 1° settembre gli utenti di DirecTv, DirectTv Stream e U-Verse (i servizi della pay tv) non possono più vedere i canali di DirectTv. I due big non sono riusciti a raggiungere un accordo prima della scadenza dell’attuale contratto (multimiliardario, afferma DirecTv). Disattivata anche tutta la programmazione delle stazioni locali Abc, contenuti streaming Hulu e i canali Espn. Difficile comprendere chi abbia ragione in questa complessa trattativa che rispecchia inevitabilmente il periodo di trasformazione che sta vivendo il mercato televisivo e in particolare quello della pay tv più tradizionale. I punti di vista tra i due gruppi appaiono quanto più lontani, con reciproche accuse di manipolazione della narrazione (e del mercato). Vediamolo

LA POSIZIONE DI DIRECTV

La pagina di DirecTV che spiega l’oscuramento dei canali Disney

DirecTv accusa sostanzialmente Disney di manipolare il mercato, «chiedendo ai clienti di DirecTv di pagare per i servizi streaming di proprietà di Disney anche se non sono interessanti o ne sono già in possesso». «La sola magia di Disney è far aumentare i prezzi facendo contemporaneamente sparire i contenuti», scrive Rob Thun, Chief Content Officer di DIRECTV. Sostanzialmente, DirecTv avrebbe proposto di modulare la proposta Disney attraverso pacchetti flessibili, così da poter accontentare clienti che «guardano i 16 canali Disney (stazioni locali ABC comprese) per una media di 3 ore al giorno. Disney, invece, avrebbe spinto per mettere a disposizione l’intero portfolio, aumentando i prezzi di conseguenza. DirectTv critica inoltre lo spegnimento delle app prima a disposizione sulla pay tv (da DisneyNow a Freeform) per spostare tutti i clienti su Disney+, Hulu e Espn+, accrescendo dunque ulteriormente il potere di mercato di Disney. Le accuse non si fermano qui: secondo DirecTV, Disney avrebbe richiesto che con il nuovo accordo DirecTv avrebbe dovuto rinunciare a ogni rivendicazione di comportamento anticoncorrenziale da parte di Disney e che ogni eventuale controversia avrebbe dovuto essere discussa in California e non a New York. Questo si deve al recente caso che vede coinvolta Venu Sports, la nuova piattaforma sportiva frutto della joint venture tra Disney, Fox e WBD e il cui lancio è momentaneamente sospeso. «Il giudice Garnett non ha compreso la questione», avrebbe motivato Disney.

LA POSIZIONE DI DISNEY

La pagina di Disney che spiega l’oscuramento dei suoi canali su DirectTV

Diversa, ovviamente, la versione di Disney, che parla invece di un accordo equo, basato sulla realtà di mercato. «Siamo aperti a offrire flessibilità e condizioni che abbiamo esteso anche ad altri distributori, ma non accetteremo accordi che svalutino il nostro portfolio di programmi e canali televisivi», hanno dichiarato Dana Walden e Alan Bergman, co-chairman, Disney Entertainment, e Jimmy Pitaro, Chairman, ESPN. Fulcro della posizione Disney è proprio la qualità dei contenuti: «Il valore del portfolio è incontestabile». Disney dichiara che oltre il 90% delle famiglie DirectTv guarda i programmi lineari Disney ogni mese, rivendicando poi gli investimenti in contenuti, che hanno portato a 183 nomination agli Emmy nell’ultimo anno. A rafforzare il valore dell’offerta ci sono poi gli ultimi accordi, come quello con NBA e WNBA fino al 2036 e la USTA (United States Association. Falsa, dice Disney, la versione di DirecTv secondo la quale sarebbero state rifiutate le proposte di pacchetti flessibili.  «Abbiamo trattato in buona fede per settimane e propoposto diverse opzioni flessibili, insieme a modi innovative per lavorare insieme per rendere i servizi direct-to-consumer Disney disponibili ai clienti DirecTV».

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