Un’Europa sempre più convergente

Durante la crisi dettata dalla pandemia Covid-19, il modello della piattaforma streaming ha cambiato la natura dell’industria audiovisiva (cinema e televisione): da una parte sta bypassando l’attuale modello della window stabilito dall’industria cinematografica per se stessa e dall’altra, mentre la tv lineare non può più dipendere dagli show live, la banda larga sta “invadendo” il settore broadcasting fornendo sempre più contenuti premium. Sono alcune delle evidenze pubblicate dallo studio Convergence in Media and Telecom in the face of Covid-19: Europe in a Transatlantic and International Perspective (La convergenza tra Media e Telecom alla luce del Covid-19: l’Europa in una prospettiva internazionale e trasnatlantica) realizzato per la Fondazione Robert Schuman da Gérard Pogorel, professore emerito alla Télécom Paris Tech e Augusto Preta, fondatore e CEO di ITMedia Consulting. “Gli accordi di distribuzione verticale tradizionale tra broadcaster e network – che forniscono per la maggior parte la tv lineare o pay – sembrano ora inadeguati. Prevalgono nuove forme di consolidamento, che conducono all’integrazione orizzontale e verticale su scala globale”. Secondo i ricercatori, quanto accadrà nel futuro, dipenderà anche dal successo delle strategie messe in atto prima della pandemia: come la fusione tra At&T e Time Warner, il lancio di Disney+ e l’acquisizione di Sky da parte di Comcast. L’anno 2020 sarà ricordato come l’anno cruciale per la trasformazione dello scenario audiovisivo globale. “Stiamo assistendo all’ascesa di una pluralità di servizi svod direct-to-consumer internazionali, con ampi messi finanziari per la creazione, produzione e marketing”.

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