«La Rai commerciale deve agire sul mercato con le stesse regole di privati, compresa la pay e gli affollamenti orari». È quello che ha dichiarato Carlo Rognoni, responsabile del forum per la riforma sul sistema radiotelevisivo, che ieri ha presentato i risultati elaborati da tre gruppi di lavoro. Questi ultimi hanno espresso parere contrario alla privatizzazione proposta dal gruppo parlamentare Futuro e Libertà per ragioni pratiche e di democrazia. Il cuore della proposta sulla riforma Rai è la separazione societaria, all’interno di una holding pubblica, delle attività finanziate dal canone da quelle con riserve private. Non solo, il recupero dell’evasione consentirà, secondo quanto espresso dal Pd, di esentare dal pagamento 5mln di famiglie con basso reddito e di ridurla, per altre 17mln, di 18euro rispetto a oggi. La proposta avanzata tocca anche la tematica del pluralismo esterno: è necessario fissare una soglia oltre la quale l’audience di un editore lo costringerebbe a ridurre gli affollamenti, per un periodo determinato in misura proporzionale, senza dismissioni di reti né fissando un tetto assoluto. Contemplata anche la separazione tra operatore di rete e fornitore di contenuti. «Non è credibile che il mercato possa sostenere l’attività di oltre 500 operatori di rete», ha dichiarato Rognoni. L’idea è quella di non penalizzare le tv locali senza però il rischio di uno spreco di una risorsa pubblica.
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