Nuovo Tusmar: quote più leggere per gli Ott?

Nei pareri di Camera e Senato la proposta di ridurre le quote di investimento previste per gli operatori Ott
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L’Ottava Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione del Senato e delle Commissioni Cultura e Trasporti della Camera hanno presentato i loro pareri sul nuovo Tusmar, il testo che va a recepire la direttiva Ue (18/1808) sui Servizi di media audiovisivi. Lo riporta Primaonline.it. Le commissioni hanno espresso pareri positivi, inserendo però alcune osservazioni, che il Governo non è però obbligato a considerare.

LE QUOTE DI INVESTIMENTO

Camera e Senato hanno chiesto di intervenire sulle quote di investimento e programmazione e in particolare sui nuovi obblighi destinati agli Ott. Il nuovo Tusmar prevede il 25% di investimenti sul prodotto europeo e italiano (attualmente è al 12,5-15%), prevedendo inoltre quote di programmazione. Camera e Senato, invece, hanno proposto di ridurre la quota, prevedendo obblighi di investimento tra il 15 e il 20%. Secondo i relatori, la quota al 25% sarebbe tra le più alte in Europa e rischierebbe di minare gli investimenti in Italia. Si propone inoltre di abolire le quote di programmazione, dato che le quote di catalogo, secondo il diritto Ue, non possono essere applicate ai soggetti esteri. È stata inoltre chiesta una semplificazione dell’apparato delle quote, oggi divisa in quote, sotto-quote e ulteriori sotto-quote per generi. Viene inoltre proposta l’abolizione dell’art.57, che rimanda l’eventuale inserimento di nuove quote a un regolamento unitario tra i Ministeri dello Sviluppo economico e della Cultura.

 LA RAI

In Senato si è preso atto delle nuove percentuali e modalità di affollamento per la Rai, più restrittive, raccomandando però al Governo di non ridurre le risorse derivanti dal canone fino a gennaio 2025. Si chiede però di individuare misure volte alla trasparenza nell’uso del finanziamento pubblico e la separazione contabile tra i ricavi da canone e da quelli generati da attività svolte in regime di concorrenza. Alla Camera, invece, si è proposto di destinare alla Rai l’intero gettito del canone, a eccezione della quota riservata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione (impegnando inoltre il Governo a assegnare tale importo su base triennale).

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