La Corte di Giustizia europea ha dato ragione a Vivendi nella causa contro Agcom e Mediaset, definendo contrario alla normativa Ue il divieto imposto al gruppo francese di detenere contemporaneamente il 24.5% di Tim e il 28.8% di Mediaset, imponendo di scendere al 10%. Il veto di Agcom si era basato sull’articolo 43 comma 11 del Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici, in base al quale si vieta a società i cui ricavi nelle comunicazioni elettroniche superino il 40% dei ricavi del settore (anche tramite società controllate o collegate) di conseguire – all’interno dei Sic, sistema integrato delle comunicazioni – ricavi superiori al 10% dello stesso Sic. A Vivendi, che aveva già il 24% di Tim, fu quindi vietato di crescere in Mediaset. Secondo la Corte Ue, però, tale norma è un “ostacolo vietato alla liberta di stabilimento, in quanto non idonea a consentire l’obiettivo della tutela del pluralismo dell’informazione”. Grande soddisfazione, ovviamente, da parte di Vivendi, mentre Mediaset “prende atto” della sentenza, sottolineando che i rilievi della corte “dovranno essere esaminati nelle successive fasi di giudizio davanti al Giudice nazionale competente (il Tar del Lazio, ndr)”. Mediaset, prende però la palla al balzo: “Se, al contrario di quanto prevede oggi la Legge italiana, si aprissero possibilità di convergenza tra i leader delle Tlc e dell’editoria televisiva, Mediaset che in tutti questi anni è stata vincolata e penalizzata dal divieto valuterà con il massimo interesse ogni nuova opportunità in materia di business Tlc già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla Rete unica nazionale in fibra”. La sentenza europea, di fatto, abolisce il divieto di incrocio tra media ed tlc, aprendo la strada a Mediaset opportunità sulla rete unica, dove Vivendi è già protagonista essendo azionista di maggioranza di Tim.
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