L’Europa è indietro sul video on demand

C’è ancora molto da fare in Europa sul video on demand: è una delle conclusioni della prima relazione sull’applicazione della direttiva sui servizi media audiovisivi relativa al periodo 2009-2010. Una relazione non esaustiva, vista l’incompletezza dei dati forniti dai singoli Stati membri, ma che ha spinto la Commissione Ue ad avviare delle discussioni con i singoli Stati sui modi più adeguati di promuovere il vod. La maggior parte dei Paesi, infatti, investe troppo poco e lo sviluppo del mercato dei servizi on demand è stato disomogeneo (oltre un quarto di questi servizi è di catch-up tv con internet come principale sistema di diffusione). Solo la legislazione di sei Stati prevede misure specifiche concrete in relazione all’obbligo di promuovere le opere europee nei servizi vod. L’Italia è uno di questi, obbligando tali servizi a riservare una quota del 20% dei propri cataloghi alle opere europee o, in alternativa, a contribuire al loro finanziamento. Risulta invece soddisfacente la produzione audiovisiva in generale, che però rimane ancora troppo limitata ai confini nazionali.

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