Direttiva servizi media audiovisivi: come verrà rivista

Il Consiglio dell’Unione Europea fissa le priorità per la revisione della direttiva: rientrano anche gli influencer. Attenzione all’affidabilità dei media
Bandiere davanti al Berlaymont Building, sede della Comissione Europea (©European Union, 2025)

Il Consiglio dell’Unione Europea ha fissato oggi le priorità in vista della revisione della direttiva sui servizi media audiovisivi (AVMSD) prevista per il 2026. «La regolamentazione europea in materia di televisione e servizi on demand deve riflettere lo scenario dei media audiovisivi in rapido cambiamento, che comprende la crescita degli influencer, la diffusione della disinformazione e la crescita dell’uso dell’intelligenza artificiale», si legge nella nota ufficiale. Il Consiglio si è focalizzato su alcuni punti fondamentali (qui il testo completo):

  • La portata della AVMSD dovrà essere chiara, ampia e flessibile abbastanza da includere tutte le tipologie più rilevanti di contenuti media audiovisivi (inclusi quelli prodotti dagli influencer o i content creator professionisti).
  • Le regole dovranno assicurare un alto livello di protezione nei confronti dei bambini e dei giovani, tenendo a mente la natura internazionale dei servizi on demand più utilizzati
  • Le disposizioni che riguardano le piattaforme di video-sharing (tra cui YouTube e TikTok) dovranno essere sufficientemente solide da proteggere le persone da danni e altri rischi per la società
  • Si dovrà promuovere l’uso di media affidabili e pluralistici e rafforzare la lotta alla disinformazione e alla manipolazione o interferenza straniera
  • Salvaguardare l’accesso a eventi di importanza culturale (come i grandi eventi sportivi)

Dall’ultima revisione nel 2018, ricorda il Consiglio, molte cose sono cambiate, a partire dal rapido sviluppo dei social media, delle piattaforme di video-sharing, così come l’adozione di nuove leggi in ambito europeo, tra cui l’ European Media Freedom Act e il Digital Services Act. Il Consiglio ha invitato tutti gli Stati Membri «a impegnarsi in un’ulteriore cooperazione attiva e nello scambio di buone pratiche al fine di risolvere problemi specifici nei casi transfrontalieri».

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