In base a un recente studio di Ampere Analysis, i giovani adulti tra i 18 e i 34 anni dimostrano un’inaspettata infedeltà nei confronti delle piattaforme di streaming a pagamento. Il dato che spicca: il 58% di loro ha ammesso di saltare da un abbonamento SVOD all’altro, a seconda dei contenuti disponibili, contro una media globale del 40%. In un panorama digitale sempre più affollato, i social media sembrano vincere in termini di coinvolgimento quotidiano: l’85% degli intervistati accede giornalmente a piattaforme come Instagram, TikTok o YouTube, mentre solo il 52% utilizza ogni giorno i servizi OTT (over-the-top) come Netflix, Prime Video o Disney+.
I giovani apprezzano la rapidità e l’immediatezza dei contenuti social, oltre alla varietà e alla gratuità, mentre le piattaforme SVOD sono spesso percepite come onerose e dispersive. Emerge così un nuovo paradigma: nonostante i consumatori under 35 siano oggi abbonati a più servizi che mai, la fedeltà resta un miraggio. A fare la differenza saranno, secondo gli analisti, proposte editoriali più coinvolgenti, una maggiore flessibilità e un’esperienza utente che riduca la cosiddetta “decision fatigue”.
Nel frattempo, le piattaforme si trovano a un bivio: restare comode opzioni premium all’interno di un ecosistema sempre più frammentato o trasformarsi radicalmente per conquistare l’attenzione – e la fiducia – di una generazione sempre più volatile. Chi vivrà vedrà, di certo gli OTT dovranno farsi qualche domanda in più se – nell’era delle inserzioni adv – vorranno oggettivamente tenere agganciato sempre di più questo target.
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