Canone Rai in bolletta, stop di Palazzo Spada

Il Consiglio di Stato, presieduto da Alessandro Pajno, boccia con riserva il canone Rai in bolletta a luglio. I giudici hanno sospeso il parere e invitato l’amministrazione a modificare il regolamento. Il primo aspetto segnalato da Palazzo Spada è formale, ovvero che «l’adozione del decreto non è avvenuta nel rispetto del termine previsto dalla norma di riferimento e che non risulta espresso il concerto del ministro dell’Economia e delle Finanze», come previsto dalla legge di stabilità 2016. Il Consiglio di Stato di sofferma quindi su «alcuni profili di criticità» del regolamento, «che dovrebbero trovare soluzione prima della sua definitiva approvazione» per «non condizionare il grado di efficacia di tale strumento normativo». Innanzitutto, nel testo «manca un qualsiasi richiamo a una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo». E siccome oggi anche smartphone, tablet e altri apparecchi si prestano alla ricezione di programmi tv, «precisare che il canone di abbonamento è dovuto solo a fronte del possesso di uno o più apparecchi televisivi in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite decoder, costituirebbe un elemento informativo particolarmente utile», in relazione agli obblighi contributivi dei cittadini. In secondo luogo, il procedimento di addebito e riscossione del canone di abbonamento alla televisione presuppone uno scambio di dati fra i vari enti: Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia, Acquirente unico spa, ministero dell’Interno, Comuni e alcune società private. Ma nelle norme non si fa alcun riferimento a questo tema che, «viceversa, potrebbe trovare soluzione quantomeno con la previsione di una disposizione regolamentare che espliciti che le procedure previste avvengano nel rispetto della normativa sulla privacy, sentito il Garante per la protezione dei dati personali». Un ulteriore profilo di criticità è dato dal fatto che «non tutte le norme risultano formulate in maniera adeguatamente chiara, tenendo conto dell’ampia platea di utenti a cui le medesime si rivolgono». In attesa di recepire i punti sottolineati dal Consiglio in un nuovo decreto, il Governo ha spostato la data per la presentazione dell’autocertificazione per le esenzioni al 15 maggio.

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