Le associazioni degli autori Anac, 100autori, WGI si dicono preoccupati per lo svolgimento della discussione – in sede parlamentare – sulla normativa riguardante gli obblighi di investimento in opere cinematografiche e in prodotti audiovisivi nazionali da parte delle TV e delle piattaforme operanti in Italia.
«Gli autori e autrici, ovvero sceneggiatori, sceneggiatrici, registe e registi non sono mai stati convocati e ascoltati dalle commissioni, nonostante i contenuti della produzione audiovisiva nascano e prendano vita innanzitutto grazie al loro lavoro e qualsiasi cambiamento venga apportato nel sistema ricada inevitabilmente sulle loro vite professionali».
Attualmente l’obbligo di investimento da parte delle piattaforme è fissato al 20% dei fatturati delle imprese per l’anno 2024, per arrivare al 25% dal 2025: queste quote, spiegano le associazioni, hanno creato occupazione e ricchezza di storie dall’Italia, «in linea con quanto avviene in altre realtà europee». Gli autori, infatti, chiedono di non mettere in discussione, o di ridurre, tali quote. «Se ciò dovesse avvenire, gli autori sono decisi a compiere tutti i passi necessari per opporsi e far sentire la loro voce».
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