Associazioni dell’audiovisivo, una lettera aperta alle istituzioni sui compensi non adeguati

WGI - Writers Guild Italia, Artisti 7607, Air3 - Associazione Italiana Registi, ANAD - Associazione Nazionale Attori Doppiatori, Unita - Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo e 100 Autori - Associazione della Autorialità Cinetelevisiva chiedono un incontro urgente con il Presidente del Consiglio sull’adeguamento dei compensi, sulla trasparenza dei dati da parte delle piattaforme e sul rispetto della direttiva europea sul copyright

Mentre a Hollywood è in corso lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori, in Italia le associazioni di categoria, che comprendono sceneggiatori, attori, doppiatori, registi e autori, chiedono con urgenza al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano un incontro per entrare nel merito dei temi sull’adeguamento dei compensi, sulla trasparenza dei dati da parte delle piattaforme e sul rispetto della direttiva europea sul copyright.

“Il comparto dell’audiovisivo – dichiara Giorgio Glaviano, presidente WGI – rappresenta uno dei principali motori della nostra economia: quello che chiediamo come WGI insieme alle altre associazioni di categoria, che rappresentano, sceneggiatori registi e attori, è di redistribuire in maniera equa i proventi a noi spettanti come da normativa europea e riconoscere l’impegno indefesso e costante di chi di fatto costruisce ogni giorno l’identità culturale italiana. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio di incontrarci e concertare insieme un cambio di paradigma ormai non più rinviabile”.

Sulla scia dello sciopero degli sceneggiatori statunitensi (WGA), iniziato lo scorso 2 maggio, a cui dal 14 luglio si sono uniti in protesta anche i membri della SAG-AFTRA Foundation (Screen Actors Guild), anche le medesime categorie italiane portano alla luce questioni professionali non più rimandabili.

“Le nostre associazioni rappresentano migliaia di professionisti: autori, sceneggiatori, artisti interpreti e doppiatori, tutti impegnati nella filiera della produzione audiovisiva italiana”, si legge nella lettera inviata alle istituzioni in cui le 6 associazioni chiedono un riconoscimento di maggiori diritti “sul tema dei compensi non adeguati da parte delle piattaforme streaming alle nostre categorie, sulla mancanza dei dati necessari alla definizione dei compensi e sulla sistematica mancanza di buonafede da parte dei grandi utilizzatori nella conduzione delle trattative con gli Organismi di Gestione Collettiva”.

Le associazioni denunciano i rappresentanti delle piattaforme di aver evaso il cruciale tema delle informazioni sui ricavi generati in Italia dal passaggio in streaming dei prodotti audiovisivi e, di conseguenza, di non essere stati chiari in merito al livello medio dei compensi che le piattaforme dovrebbero corrispondere ai professionisti coinvolti nelle opere. “Abbiamo ascoltato soltanto mere autodichiarazioni prive di riscontri”, dichiarano le associazioni.

Due direttive europee (Barnier e Copyright) e due relativi decreti legislativi di recepimento indicano gli obblighi di trasparenza a cui le piattaforme sarebbero tenute. Proprio rispetto a tale mancanza le associazioni riunite nella sottoscrizione della lettera alle istituzioni chiedono che venga posto rimedio e invitano il Presidente del Consiglio ad un incontro per avere la possibilità di entrare nel merito dei temi sollevati.

A seguire la lettera aperta a firma di WGI – Writers Guild Italia, Artisti 7607, Air3 – Associazione Italiana Registi, ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori, Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo e 100 Autori – Associazione della Autorialità Cinetelevisiva:

Le nostre associazioni rappresentano migliaia di professionisti: autori, sceneggiatori, artisti interpreti e doppiatori, tutti impegnati nella filiera della produzione audiovisiva italiana.

Sul tema dei compensi non adeguati da parte delle piattaforme streaming alle nostre categorie, sulla mancanza dei dati necessari alla definizione dei compensi e sulla sistematica mancanza di buonafede da parte dei grandi utilizzatori nella conduzione delle trattative con gli Organismi di Gestione Collettiva, nelle ultime settimane abbiamo seguito le audizioni svoltesi presso la Commissione Cultura del Senato della Repubblica; audizioni nate dal caso SIAE/META e dal caso Artisti 7607/NETFLIX.

Nel corso delle audizioni i rappresentanti delle piattaforme hanno sostenuto, con strumentali interpretazioni normative, di essere in regola con le previsioni di legge circa la trasmissione dei dati e di corrispondere dei compensi “adeguati e proporzionati” come indicato dalla direttiva copyright e dal decreto legislativo di recepimento nel nostro ordinamento.

Al netto di generiche frasi di sostegno alle nostre categorie, i rappresentanti delle piattaforme hanno completamente evaso il tema delle informazioni sui ricavi che generano in Italia; e non hanno comunicato quale livello medio di compensi le piattaforme corrispondono ai professionisti coinvolti nelle opere. Abbiamo ascoltato soltanto mere autodichiarazioni prive di riscontri.

Va evidentemente rilevato in queste multinazionali un atteggiamento di proterva indifferenza alle norme, alle Istituzioni, ai diritti delle persone; multinazionali che dirottano all’estero gran parte dei ricavi.

Intervenuto al termine del ciclo di audizioni, il Presidente dell’AGCOM ha incentrato il suo intervento sulla presunta scarsa chiarezza normativa nel settore e sulla altrettanto presunta confusione nata dalla liberalizzazione, che renderebbero conflittuale il mercato.

Nulla ha detto sul tema dell’adeguatezza dei compensi che le piattaforme devono corrispondere, nulla sul rispetto dei principi prevista dalla direttiva copyright che nasce proprio per tutelare le nostre categorie, nulla sui dati che le piattaforme devono per legge comunicare.

Come se non vi fossero ben due direttive europee (Barnier e Copyright) e due relativi decreti legislativi di recepimento a chiarire inequivocabilmente quali siano gli obblighi cui gli utilizzatori sono tenuti. Il Presidente dell’AGCOM non ha peraltro ricordato che l’Autorità da lui presieduta non ha ancora emanato, dopo quasi due anni, il regolamento previsto dal d.lgs 177/21.

Una grave mancanza cui chiediamo venga tempestivamente posto rimedio, così come chiediamo vengano recepite nel testo finale le istanze presentate ad AGCOM dalle scriventi in occasione della Consultazione pubblica su detto schema di regolamento.

Quanto brevemente descritto è per noi inaccettabile, anche considerando che ai reiterati comportamenti delle grandi piattaforme streaming non corrispondono adeguate contromisure da parte delle Istituzioni. Sorprende inoltre che il Presidente di un’Autorità di Garanzia come AGCOM esprima posizioni evasive oppure schiacciate sull’atteggiamento delle grandi piattaforme streaming, posizioni che appaiono distanti dalla realtà e dallo spirito delle norme. Una ulteriore manifestazione di indifferenza nei riguardi dei più basilari diritti delle artiste ed artisti che rappresentiamo, ad oggi ancora privi di un Contratto Nazionale di Lavoro, e ai quali viene ora negato anche l’accesso a compensi “adeguati e proporzionati” per il frutto del proprio lavoro, come invece stabilito per legge.

Per tali urgenti e indifferibili ragioni, Le chiediamo un incontro con una rappresentanza ristretta delle nostre associazioni e la possibilità di entrare nel merito dei temi sollevati.

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