Nel 2020 la produzione audiovisiva nazionale ha superato gli 1,2 miliardi di euro e dal 2020 al 2023 il valore dovrebbe crescere del 14%. Il dato proviene dal 3° Rapporto APA sulla Produzione Audiovisiva Nazionale, presentato oggi da Apa – l’Associazione Produttori Audiovisivi, nella cornice del MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo. Con Leone, Maria Pia Ammirati, Direttore Fiction RAI, Eleonora Andreatta, Vicepresidente delle Serie Originali italiane Netflix, Daniele Cesarano, Direttore Fiction RTI SpA – Gruppo Mediaset.
LE EVIDENZE
Queste le principali tendenze evidenziate dal rapporto:
- la produzione di opere originali è centrale e indispensabile per tutte le piattaforme di consumo audiovisivo, lineari e non lineari.
- Il valore della produzione di Fiction destinata alla Tv e alle piattaforme non lineari cresce nel corso del 2020 del 28% grazie all’incremento della spesa degli operatori VoD e alla crescita della contribuzione dei produttori, sostenuta dall’incremento del Tax Credit.
- La contribuzione degli operatori SVoD vale il 15% circa del totale costo di produzione. Il valore è in crescita di 4 punti percentuali rispetto al 2019.
- Fra il 2021 e il 2023 la domanda degli operatori dello SVoD potrebbe crescere notevolmente portando gli investimenti in Fiction a raggiungere, già nel 2023, quelli effettuati dagli operatori della TV lineare.
DOMINA LA FICTION
È la fiction (destinata a tv e vod) il genere audiovisivo che attrae maggiori investimenti: +205 milioni fra il 2017 e il 2020 (+ 50%) e + 135 milioni fra il 2019 e il 2020 (+28%). “La crescita della produzione di fiction è dovuta essenzialmente al forte sviluppo del VoD e alla conseguente crescita degli investimenti degli operatori VoD in prodotti originali italiani”. Nella stagione 2020-2021, l’offerta di fiction corrisponde a 532 ore di prime visioni, con RAI ancora leader assoluta nella trasmissione di titoli italiani. Cresce il volume orario complessivo del prodotto seriale inedito sulle piattaforme (Rai Play, Now, Netflix, Amazon Prime Video, Disney+): dal 9% (2019-2020) all’ 11% (2020-2021).
Il valore della produzione originale di titoli di Animazione nel 2020 si attesta sui 77 milioni e quello di tutti gli altri generi (documentari, intrattenimento, Talk Show e programmi di approfondimento e culturali) è di circa 350 milioni. Gli investimenti per i film destinati alla Sala cinematografica sono stimati in flessione a causa delle restrizioni Covid-19 che hanno duramente colpito il comparto.
“Balzo in avanti” per l’offerta Unscripted 2021: +11% rispetto alla stagione pre-pandemica nella produzione indipendente, ma la produzione interna ai broadcaster è prima per volume di ore. “La produzione indipendente prevale invece come modello produttivo di riferimento per il contenuto digital only”. Cresce, come “genere intensivo” sia in tv che nell’on demand il Docu-Unscripted, anche se i contributi economici destinati a tali opere 2018 e il 2020 rappresentano solo il 4,4% del totale delle risorse erogate per la produzione di opere audiovisive.
APA: UN PATTO CON LE PIATTAFORME
“L’offerta delle piattaforme on demand con investimenti rilevanti nel settore, che raggiungeranno 250 milioni di euro l’anno in sola serialità tv entro il 2023. Per questi motivi occorrono regole di ingaggio tra gli streamers ed i produttori indipendenti per una equa e corretta valorizzazione dei diritti ed una loro limitazione temporale”, ha dichiarato il Presidente APA Giancarlo Leone.
Apa ha infatti proposto “un patto tra produttori e piattaforme che sia in grado di interpretare correttamente il cambiamento e la crescita nel rispetto dei diritti e degli investimenti di chi realizza le opere. Altrimenti sarà il governo, con la regolamentazione prevista a carico di MIC e MISE, a doversene fare carico”.
NO ALLA RIDUZIONE DEGLI SPOT PER LA RAI
Apa ha inoltre proposto la cancellazione della tassa sulla concessione governativa su canone: ciò permetterebbe di neutralizzare gli effetti della riforma degli affollamenti pubblicitari sulla RAI, prevista nel recepimento della direttiva europea sui fornitori di servizi media (un errore di interpretazione della direttiva, secondo Apa) e che comporterebbe un danno pari a 100 milioni per la Rai e di conseguenza per tutto il settore.
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