Alda Teodorani, la regina dell’horror italiano

Alda Teodorani è l’autrice preferita di Dario Argento e i suoi incubi, sotto forma di racconti e romanzi, sono conosciuti e apprezzati anche all’estero. Tivù l’ha intervistata sul numero di dicembre 2023 (di Alberto Delli Ficorelli)
Alda Teodorani, la regina dell'horror (©Roberto Nistri)

Alda Teodorani, che periodo è per l’horror nell’editoria?
L’editoria sta male in generale, non è questione di un genere o l’altro. È vero che di case editrici ce ne sono tante e che pubblicano di tutto, però con la stampa digitale un editore non è più costretto a stampare quel quantitativo minimo di 500 copie di una volta. Il mio primo editore mi pubblicò con ben 2.000 copie, un po’ come fecero con la prima tiratura di Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. Oggi se ne stampano anche solo 30, e non le mandano in distribuzione, ma aspettano che i librai eventualmente le richiedano. Basta fondare un’associazione culturale e si possono già editare dei libri, magari chiedendo all’autore di acquistare parte della tiratura. Dall’altra parte c’è Amazon che dà la possibilità di pubblicare attraverso il self publishing; la tecnologia ti permette anche di farti una bella copertina, e alla fine metti in “vetrina” un bel prodotto. La situazione dell’editoria è questa. In tutto questo, forse l’horror è uno dei generi che se la cava meglio, anche perché ha uno zoccolo duro di grandi estimatori. E scrivere horror è sempre un buon modo per farsi conoscere, molto di più rispetto ad altri generi più mainstream. Basti pensare che in ogni libreria c’è sempre uno scaffale dedicato. Ecco, malgrado la situazione generale, non mi sembra che l’horror se la passi poi così male.

Ma l’horror vende?
Posso rispondere per me. Io ho fatto una scelta particolare, sostenendo l’editoria indipendente, pur sapendo in partenza che i mezzi degli editori per i quali andavo a pubblicare erano limitati. Loro però sembrano soddisfatti dei risultati e alle mie presentazioni c’è sempre molta partecipazione. Poi, nel momento in cui ritorno in possesso dei diritti dei miei libri, li metto in vendita su Amazon, dove posso seguire direttamente i risultati. Personalmente sono soddisfatta. Si parla di libri che hanno anche trent’anni, eppure sono ancora richiesti. Non conosco ancora bene i risultati all’estero, perché per il momento sono usciti solo in Francia e in Argentina. Conosco altri autori che pubblicano in self publishing e sono soddisfatti, ma non sono in grado di dare cifre. È anche vero, però, che una volta per definire tale un successo editoriale occorreva vendere 20.000 copie, come fece l’antologia Gioventù cannibale (edizione Einaudi). Ora si parla di successo quando se ne vendono 300 copie…

Chi legge horror? Esiste un fattore generazionale?
Sì, lo vedo anche dai feedback sulla mia pagina Facebook. Io sono conosciuta come autrice horror, anche se poi sperimento in diverse direzioni. E in generale chi si connette ha al massimo 45 anni, e si tratta soprattutto di uomini. Sono soprattutto i giovani che apprezzano l’horror, ma è sempre stato così, non è una novità.

I giovanissimi preferiscono i manga al fumetto horror all’italiana, che pure ha avuto la sua importanza. Sono cambiati i gusti?
Il grande successo di Dylan Dog alla fine degli anni Ottanta si era portato dietro un’interessante schiera di imitatori negli anni Novanta. Non so se sia ancora così; ci sono stati diversi cambi di formula e di direzione. Di sceneggiatori bravi ce ne sono sempre stati, forse un tempo erano più apprezzati. Ma tutti i fenomeni a un certo punto si esauriscono, e le buone idee alla fine si annacquano. Lo strapotere della televisione, con i film ma soprattutto con le serie, piano piano fa passare le altre cose in secondo piano.

Arriviamo dunque al cinema e, per estensione, alla tv. Abbiamo avuto un’importante tradizione horror, poi però…
Aristide Massaccesi, Lucio Fulci,Luigi Cozzi, Lamberto Bava, poi ovviamente Dario Argento, Michele Soavi… Abbiamo avuto tanti registi. Oggi mi vengono in mente solo i fratelli Manetti che, però, fanno qualcosa di un po’ diverso. Ma cinema e televisione non sono come i libri. Ci si può pubblicare un libro da sé, anche sapendo che potrebbe interessare poche persone. Per un film o una serie serve una certezza di ritorno economico. Ecco magari un telefilm di serie B, tipo i film di Lucio Fulci, potrebbe regalarci qualche soddisfazione, ma credo che il mercato oggi chieda altro. La televisione poi, almeno quella tradizionale, ha anche qualche problema con il “mostrabile”, che con l’horror non si sposa proprio.

Su altri generi però negli ultimi anni abbiamo saputo produrre titoli di richiamo internazionale, da Romanzo criminale a Suburra, da Gomorra a L’amica geniale
Sono quasi tutti thriller, o comunque generi più larghi, su cui il ritorno economico è più facile. Trucchi ed effetti speciali costano. L’investimento è importante, questo è certo. Mentre il ritorno è un’incognita. Quanti sono gli italiani realmente interessati a un prodotto seriale horror? In quanti guardano gli horror prodotti all’estero e presenti sulle piattaforme tv?

L’articolo completo è stato pubblicato su Tivù di dicembre 2023, scarica il numero o abbonati qui

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