YouTube, maneggiare con cura

L’editoriale del numero di MARZO di Tivù

N on so se ci avete fatto caso, ma negli ultimi appuntamenti internazionali dedicati al mercato tv, il management di YouTube aveva continuato a rilasciare dichiarazioni distensive: «Noi competitor? Figuriamoci! YouTube è un alleato prezioso e imprescindibile della tv». E l’insistenza era tanta e tale da essere diventata sospetta. E aveva ragione chi ha voluto pensar male, perché a stretto giro – in occasione dell’anniversario dei primi 20 anni della piattaforma – il Ceo Neal Mohan ha commentato entusiasticamente che YouTube è di fatto in tutto e per tutto la nuova tv, «ma la nuova tv non sembra la vecchia. È interattiva e include cose come gli shorts (sì, la gente li guarda sulla tv), podcast, e stream live, insieme a sport, sitcom e talk show».

Come un prodotto nuovo non entri in concorrenza con uno vecchio, è un arcano che andrebbe spiegato… Così come non ha più bisogno di spiegazioni il fatto che in virtù del rutilante avvento delle Smart tv, il panorama mediatico è cambiato, e chi ancora si ostina a guardare la YouTube di oggi con gli occhi di ieri rischia di commettere un errore fatale. Oggi, la piattaforma video di Google è un vero e proprio ecosistema che oltre a drenare l’attenzione del pubblico, attrae sempre più investimenti pubblicitari, senza avere le regolamentazioni stringenti sulla pubblicità e le audience a cui devono sottostare le tv. I numeri parlano chiaro: secondo Digital i, società britannica di analisi dati, il consumo di contenuti di lunga durata su YouTube è in costante crescita. È stato previsto che entro la fine del 2024, i video di oltre 30 minuti avranno rappresentato il 73% delle visualizzazioni sulla piattaforma.

Negli Stati Uniti, il tempo trascorso a guardare video lunghi è aumentato dell’8% in un solo anno, e tra i giovani di 18-24 anni l’incremento è stato del 21%. Questa fascia demografica ha trascorso una media di 2,7 ore al giorno su YouTube, guardando ben 25 video quotidianamente. Dati che dovrebbero fare drizzare le antenne a chi ancora crede che il televisore domestico possa resistere al suo urto senza una strategia aggressiva. Nell’economia dell’attenzione, YouTube si sta rivelando un competitor spietato: oltre 2 miliardi di utenti attivi a livello globale e un miliardo di ore di video viste ogni giorno.

Certamente ha un senso sostenere che YouTube possa rivelarsi un’opportunità per le reti televisive, in quanto un canale aggiuntivo per diffondere e promuovere i propri contenuti. Ma la verità è che questa “convivenza” rischia di trasformarsi in un abbraccio soffocante se non si ha la padronanza del mezzo, ovvero dell’algoritmo che ovviamente rimane sempre in capo a YouTube. Quindi, niti i tempi della narrazione di YouTube come una piattaforma per adolescenti, occorre costruire un nuovo storytelling dove le tv oltre a reagire nell’immediato alla sua (legittima) concorrenza sappiano anche agire nel tempo.

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