IA: è ancora possibile scegliere?

L’editoriale del numero di LUGLIO/AGOSTO 2024 di Tivù

Sono sempre di più, e sempre più convinti, i professionisti che ritengono che la televisione debba accettare l’intelligenza artificiale “adesso”, se non vuole correre il rischio che siano le aziende tecnologiche a farlo per lei, invadendo di fatto il business e dettando la linea. Il discrimine insomma sta tra una tv che usa l’IA come strumento, e una tv trasformata a funzione dell’IA. Nell’approfondimento che trovate su questo numero di Tivù, sono affrontati sia rischi che opportunità di entrambe le alternative. Perché al momento non è possibile tracciare una visione condivisa di quel che l’IA rappresenterà per il mercato dei contenuti, mentre per quello della pubblicità le prospettive e le ricadute cominciano ad avere contorni più definiti. E anche di questo ci occupiamo nel nostro focus. È indubbio che da sempre le innovazioni messe a disposizione dalla tecnologia abbiano influenzato il business dell’intrattenimento: è successo nel cinema come nella tv così come nella musica. Ma quando una tecnologia non riguarda un singolo ambito, ma trasversalmente tutto l’entertainment, e sta di fatto riscrivendo i codici sul fronte produttivo e creativo, è ancora possibile – come prospettano i più ottimisti – pretendere la collaborazione delle grandi aziende tecnologiche per delineare i con ni che non potranno superare? Forse dovremo puntare a una riscrittura del concetto di proprietà intellettuale per poterla rendere adeguatamente tutelabile: ma in quale direzione? Con quali garanzie? E – soprattutto – da parte di chi… visto che queste aziende sono già dei “mostri” finanziari in grado di influenzare  ormai le economie di intere nazioni e continenti? Decine di altre domande sorgono spontanee, e difficilmente a breve verranno date delle risposte concrete. Ma con Tivù ci impegniamo a seguirne l’evoluzione.

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