Se vi capitasse di vedere la stessa serie (scripted o unscripted) in più di un catalogo dei vostri servizi Svod o Avod, sappiate che non si tratta di un dejá-vù. Anzi. La presenza di contenuti non-esclusivi su più di una piattaforma Ott è infatti una delle tendenze in atto. Lo ha confermato, infatti, Ampere Analysis, in un’analisi del mercato statunitense Ott (Svod, Avod e Fast). «La proporzione di contenuti premium disponibili tramite almeno due servizi di due parent company è in costante crescita», spiegano i ricercatori. Nel 2023, infatti, la percentuale di titoli su uno o più provider Fast, Avod o Svod era infatti pari al 41%, contro il 28% del primo trimestre 2020. I ricercatori prevedono un’ulteriore crescita nel 2024. Secondo Ampere, infatti, «gli accordi di licensing sui contenuti per stagioni tv tra studios e streamer stanno amplificando la crescita di top title non in esclusiva».
CRESCONO LE SOVRAPPOSIZIONI
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Sovrapposizioni stagioni tv tra svod (Fonte: Ampere)
Secondo i dati Ampere, la sovrapposizione di contenuti è ben visibile sulle piattaforme statunitensi. A dicembre 2023 la sovrapposizione di stagioni tv tra Amazon e Paramount+/Showtime (i contenuti sono nel frattempo confluiti) era pari a 117, contro i 57 di inizio 2023 (+105%). Amazon “condivide” con Peacock 275 stagioni tv (153 a gennaio 2023). A fine 2023 Disney+/Hulu aveva in comune 152 stagioni tv con Netflix (134 a gennaio 2023) e 194 con HBO Max/Max (la piattaforma nel frattempo ha cambiato nome). Infine, Netflix condivideva con HBO Max/Max 53 stagioni tv (7 a inizio 2023, +657%) e 98 con Peacock.
AVOD E SVOD UNITI
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Sovrapposizione tra titoli Svod/Avod (Fonte: Ampere)
Crescono anche le connessioni tra piattaforme Avod e Svod. Per esempio, Disney+/Hulu condivide con Roku 390 stagioni tv e 339 con Tubi. Anche Max predilige Roku e Tubi, con rispettivamente 276 e 255 stagioni tv in condivisione. Resta tutto in famiglia per Paramount+ e Showtime: la maggior parte delle stagioni tv in sovrapposizione sono con Pluto Tv (243), che fa sempre parte di Paramount. Peacock è invece la piattaforma che condivide di più: 294 stagioni con Freevee (di proprietà di Amazon), 306 con Pluto Tv, 635 con Roku e 698 con Tubi.
L’ALLARME DEGLI ADDETTI AI LAVORI
Commentando a Vulture l’accordo tra WarnerBros. Discovery e Netflix che porterà Sex and the City sulla piattaforma da inizio aprile (lo conferma Deadline), lo sceneggiatore e produttore Judd Apatow (nei suoi credit figurano Girls, 40 anni vergine, Funny People) ha definito la tendenza “spaventosa”. Se, ha spiegato, come spettatore è certamente un’opportunità per vedere di nuovo serie del passato, ma per chi fa televisione il sentimento è ben diverso. Apatow teme disinvestimenti da parte degli streamer. Diranno, ipotizza Apatow: «Non abbiamo bisogno di spendere 200 milioni di dollari per un nuovo show, possiamo semplicemente riportare Barnaby Jones (detective series degli anni ’70, ndr.)».
UTENTI VS BUSINESS
Ora, se è ben chiaro che la distribuzione a terzi è un’ulteriore fonte di ricavo per chi detiene i diritti (La rivincita della distribuzione, Tivù Ottobre 2023) e un modo per le piattaforme di arricchire il catalogo con contenuti di forte appeal (si veda il caso Suits), con l’implementazione di offerte pubblicitarie da parte dei big dello Svod sarebbe opportuno iniziare a chiedersi quanto questa sovrapposizione possa condizionare la percezione degli abbonati rispetto alle piattaforme. Perché scegliere più di un abbonamento, con o senza pubblicità, per trovarsi con sempre più contenuti simili? Oppure questi accordi sono proprio un modo per massimizzare i ricavi di ogni contenuto anche nel momento in cui il numero dei propri abbonati sulle rispettive piattaforme cominciasse a variare? E a questo punto, il ruolo degli Original sarà ancora più critico per far scegliere gli utenti la piattaforma “giusta”?
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