Uno spettatore e una televisione in bilico tra passato e futuro. O, nelle parole del direttore di Rai4 Carlo Freccero, un mondo digitale somatizzato dalla televisione generalista. Il nuovo paesaggio mediatico è stato il tema della seconda parte del convegno Upa, “Per tempi difficili, voci forti”, svoltosi ieri pomeriggio, cui seguirà questa mattina il focus dedicato alla risposta delle aziende. I media in bilico tra passato, presente e futuro, si diceva, ben incarnato da “Mad Men”, creato da Matthew Weiner, intervenuto ieri: una serie che, raccontando l’America degli anni ’60, ha dato nuovo lustro alle cable e alla narrazione tv made in Usa, sposando alla perfezione le regole della comunicazione commerciale con il product placement. Ad Antonio Campo Dall’Orto, VP esecutivo Viacom International Media Networks, il compito di spiegare la generazione dei Millennials, nati tra l’82 e il 2002: «La prima generazione digitale» con valori e abitudini di pensare convergenti. «Il superamento della tv come centro del sistema», ha spiegato, «non significa la morte della tv. Il contenuto ha superato il mezzo tv». L’evoluzione dei media è stata poi al centro dell’intervento di Carlo Freccero, intervistato da Giuseppe Richeri (Università di Lugano). «Le cose più nuove e belle si consumano velocemente, da qui la fruizione in poche puntate dei grandi eventi televisivi». E ancora: «Con l’ibridazione tv e computer, in un prossimo futuro si disporrà di tutti i dati necessari per pianificare». La conclusione della giornata di ieri è stata affidata a Carlo D’Asaro Biondo, presidente operativo Google Seemea. Ricordando la fine, oggi, delle rendite di posizione, ha sottolineato alcuni concetti chiave della politica della società: libertà d’espressione, uso di internet per una buona causa, focus sull’utente «e tutto il resto viene da sé».
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