Un appello per una seria riflessione sul futuro della Rai è quello che è stato firmato da 119 intellettuali, accademici, manager con lunghe esperienze in Rai, esperti di media, pubblicato da Primaonline.it. Un appello anche in vista della scadenza dei vertici e degli inizi dei lavori sulla riforma del servizio pubblico, rinviati al 25 maggio in commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato. La riunione di ieri si è conclusa con un nulla di fatto: sul tavolo ci sarebbero almeno due proposte da valutare, quella del Pd e Movimento 5 stelle, quella di Forza Italia, a cui si dovrebbe aggiungere una terza, che verrà presentata dalla Lega.
L’appello dei 119 si struttura si cinque punti:
- Specificità del soggetto pubblico rispetto alla tv commerciale e riequilibrio delle fonti di ricavo
- Informazione
- Coesione sociale
- Rapporto con la produzione nazionale
- Governo della Rai
Secondo i firmatari, la Rai deve puntare sulle risorse pubbliche e per questo si chiede le venga trasferito l’intero canone. Si chiede poi il superamento “dell’attuale “pluralismo” politico-burocratico”, una “comunicazione mirata oltre ogni discriminazione di razza, genere o cultura, alla reciproca attenzione critica e considerazione”.
Sul fronte della produzione si chiede di garantire alla produzione nazionale indipendente budget di produzione competitivi nei mercati internazionali.
Per quanto riguarda la governance, il testo sottolinea la necessità di una separazione tra “le fonti di nomina e le funzioni di controllo e rendicontazione, insieme con l’adozione di banali accorgimenti nella turnazione del “Collegio” cui siano conferiti i poteri proprietari”. Un suggerimento, questo, basato sull’esperienza di altri mercati.
Tra i firmati del testo figurano nomi quali Pier Luigi Celli, Carlo Freccero, Giancarlo Leone, Annamaria Testa e Barbara Scaramucci.
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