MAGGIORE CONTEMPORANEITÀ
Cosa rende la tv così poco appetibile ai suoi occhi?
Il piccolo schermo si è trasformato in un disco rotto, che perpetua i medesimi rituali narrativi. Tutto si somiglia. Vale persino per il mondo dell’informazione […] C’è uno scollamento della realtà impressionante, dettato da un desiderio collettivo di evasione. Il racconto del reale dovrebbe invece diventare prioritario.
Le serie tv riescono ad arrivare là dove l’intrattenimento si ferma?
Il problema del mercato scripted è l’eccesso di offerta. Siamo reduci da un periodo d’oro, di grande disponibilità finanziaria, ma il parto di questo flusso gigantesco di investimenti è stato non un topolino, ma migliaia di topolini. Faccio fatica a trovare un titolo davvero potente, in grado di restare nel tempo, e lo dico mettendo in discussione prima di tutto me stesso. Anche qui, tra l’altro, scontiamo un desiderio di evasione, che ci spinge a evitare il racconto della contemporaneità.
Da quali tematiche si potrebbe ricominciare?
Approfondirei il conflitto generazionale: una volta passava per la lotta di classe, oggi si incarna nella presa di coscienza, da parte dei ragazzi, di ereditare un mondo eroso nelle risorse, con il welfare azzerato e un debito pubblico alle stelle. […] Sono le prime generazioni che staranno peggio delle precedenti.
Che tipo di volti servono?
Degli attori bravi. È importante uscire dalla logica del “nome di richiamo”: non tutti possono interpretare qualsiasi ruolo e c’è un serio rischio di sovraesposizione. […] Anche il numero dei follower non può essere un metro di giudizio, né tanto meno una garanzia di successo.
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