RIPARTIRE DALLA NOTTE
[…] C’è un genere che si dimostra più vivace degli altri?La cronaca nera. Monopolizza l’attenzione senza avere gli stessi costi di uno show, può essere spalmata su più programmi (dai tg ai contenitori pomeridiani) e fa concorrenza ai reality per voyeurismo.
Quello che invece si sta esaurendo?
Il varietà classico. Non ci sono più i mezzi per realizzarlo, né gli autori di un tempo: la regia di Falqui, che impiegava una settimana per fare un’ora di televisione, è qualcosa di irripetibile. Più in generale manca una decisa spinta alla sperimentazione, frenata anche dal dilagante politicamente corretto.
Esistono fasce orarie ancora “colonizzabili” per sperimentare?
La notte: Marzullo insegna che il pubblico non manca dopo mezzanotte. È una collocazione che si presterebbe a programmi più spregiudicati, innovativi. Ci vedrei bene delle docu, che magari raccontano la stessa vita notturna, o sferzanti programmi di satira. Si potrebbero anche sperimentare nuovi conduttori: oggi i volti sono sempre più anziani e manca un reale ricambio generazionale.
Con Belve si sono moltiplicati i programmi di interviste […]. Cosa deve avere un faccia a faccia per funzionare?
Deve liberarsi della retorica. In questo Francesca Fagnani (Belve, ndr.) è molto brava: parte dell’intervista la fa con lo sguardo, il sorriso, senza bisogno di parlare. La spontaneità e l’empatia sono le chiavi vincenti, insieme alla preparazione. […]
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