Tax credit, croce e delizia dell’audiovisivo italiano. Come è ben noto, il credito di imposta è stato no a oggi un vero e proprio coproduttore all’interno dell’industria: secondo i dati del VI Rapporto APA sulla produzione audiovisiva nazionale, gli aiuti pubblici nazionali (principalmente, appunto, tax credit alla produzione), hanno coperto il 30% del totale costi di produzione 2023. E il dibattito che da mesi verte intorno a una ulteriore modica della nuova legge, così come i diversi esami di quanto è stato elargito finora, ne evidenziano ulteriormente il ruolo. Nell’attesa di ulteriori chiarimenti da parte del legislatore, parlano i numeri. Come già fatto lo scorso anno (cfr. Tivù gennaio-febbraio 2024), Tivù ha voluto esaminare quali aziende e quali titoli hanno ottenuto il credito di imposta nel 2024. Abbiamo preso in considerazione i Tax Credit Consuntivi (e dunque riconosciuti come definitivi) emessi nel 2024 dal Ministero della Cultura – Direzione cinema e audiovisivo, «ai sensi del “D.M. tax credit produzione”, del “D.M. altri tax credit”, del “D.M. tax credit produzione 2021” e del “D.M. altri tax credit 2021” […], anche come rettificati a seguito delle ulteriori attività di istruttoria e controllo», per un totale di 12 mensilità. Le tabelle pubblicate con ogni decreto individuano i titoli beneficiari afferenti a diverse categorie: «produzione opera di ricerca e formazione», «sviluppo di opere audiovisive», «produzione videoclip», «produzione esecutiva di opere straniere», «distribuzione nazionale e internazionale», «produzione tv/web», «produzione cinema».
Le cifre pubblicate fanno riferimento al tax credit tv/web, ovvero le produzioni destinate ai «servizi di media audiovisivo lineare» (tv) e «servizi di media audiovisivo a richiesta» (web). I crediti d’imposta sono utilizzabili, ricordiamo, a partire dal giorno 10 del mese successivo alla pubblicazione dei decreti stessi sul sito istituzionale della DG Cinema e Audiovisivo («ai sensi dell’art. 6 del “D.M. tax credit produzione”, ai sensi dell’articolo 6 del “D.M. tax credit produzione 2021”, ai sensi degli articoli 7 e 13 del “D.M. altri tax credit” e ai sensi dell’art. 3 del “D.M. altri tax credit 2021”»). Qui, per ragioni di semplificazione, abbiamo indicato – come voce di riferimento – il mese di pubblicazione del decreto. Cosa emerge dai numeri: nel 2024 il valore complessivo del credito di imposta per le produzioni tv e web si è aggirato su una cifra vicina ai 235 milioni di euro (234,899 milioni). Per fare un paragone, anche se grossolano, nel suo VI Rapporto Apa quantificava in 220 milioni di euro i contributi pubblici (principalmente tax credit produzione) che sono andati a comporre i 706 milioni di euro di investimenti complessivi alla produzione 2023 (inteso come «valore della produzione di titoli “Italian Original” di finzione – serie e lm per la tv e il Vod»), che salgono a 950 se si aggiungono anche l’animazione e i documentari. Inevitabile che siano i grandi gruppi a intercettare – sommando le specifiche società controllate – i valori maggiori.
Il gruppo Fremantle supera i 50 milioni di euro, grazie ai 21,188 milioni di Lux Vide (prima società per credito di imposta), i 16,94 milioni di Wildside e ai 12 milioni di Asasha Media Group, la cui acquisizione è stata finalizzata nel marzo 2024 e che a sua volta ha il controllo diretto di Picomedia (9,2 milioni di credito di imposta) e Stand by me (2,8 milioni). Senza Asacha, il credito di imposta spettante idealmente al Gruppo Fremantle sarebbe pari a 38,136 milioni, da accreditare a solo due delle label operanti in Italia, Lux Vide e Wildside. Seguono i 39,105 milioni del Gruppo Banijay, e suddivisi tra Aurora Tv (13,7 milioni), Banijay Italia spa (quasi 504 mila euro), Banijay Studios Italy (9,43 milioni), Endemol Shine Italy (2,27 milioni), Groenlandia (13,166 milioni). Ci sarebbero ulteriori 1,24 milioni di Movimenti Production, che essendo controllata dalla business unit Banijay Kids and Family non è stata inserita nel conteggio.
Che a intercettare il maggiore tax credit siano le società controllate da grandi gruppi è evidente nella top10 a pag. 23: tre fanno parte di Fremantle (LuxVide, Wildside e Picomedia), tre di Banijay (Aurora Tv, Groenlandia, Banijay Studios Italy). Ci sono poi Mediawan che controlla Palomar e Federation Entertainment che controlla Fabula Pictures. Di prettamente “italiane” figurano Lotus Production (che fa parte di Leone Film Group) e Lucky Red. Osservando invece i singoli titoli, spicca Everybody loves diamonds, con un tax credit che si avvicina ai 10 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo di produzione pari a 26,559 milioni di euro (indicato nel database delle opere registrate presso la Direzione Generale Cinema e audiovisivo ai fini dell’ottenimento di contributi e riconoscimenti ai sensi della L.220/2016.). La serie, destinata a Prime Video, mette in luce un ulteriore fattore: le produzioni che hanno ottenuto il maggiore credito di imposta sono state destinate alle piattaforme. Parliamo di titoli quali I leoni di Sicilia e The Good Mothers (Disney+), Supersex e Suburræterna (Net‑ix). Rai conta quattro titoli: La Storia, le stagioni 5 e 6 de Il paradiso delle signore daily (una serialità, dunque, ben più lunga rispetto alle produzioni di prima serata) e Resta con me. E poi c’è Sky, con la seconda stagione di A casa tutti bene. Una classifica che già dice molto sul ruolo che le piattaforme globali stanno assumendo per l’industria italiana.
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