Streaming: gli spettatori anglofoni amano le lingue straniere (e i sottotitoli)

Negli ultimi quattro anni la visione di contenuti in lingua straniera nei mercati anglofoni è cresciuta del 24% (spettatori 18-64 anni in UK, Usa, Australia e Canada). Una notizia positiva per gli streamer, dice Ampere Analysis, la società responsabile della ricerca: «l’incremento della volontà degli spettatori di guardare contenuti internazionali permette loro di commissionare prodotti in maniera più efficiente dal punto di vista dei costi e allo stesso tempo aumentare l’appetito degli spettatori per nuovi contenuti». Inoltre, l’uso dell’intelligenza artificiale per i sottotitoli e il doppiaggio rende le produzioni ancora più economiche e facilita il rifornimento di contenuti. Il consumo privilegia i sottotitoli (28%) rispetto al doppiaggio (19%). Dato in controtendenza rispetto a Paesi come l’Italia, la Francia o la Spagna (dove il doppiaggio è ampiamente consolidato).

Frequenza di visione di contenuti non in lingua inglese per gruppi di età (Fonte: Ampere Analysis)

Il 54% degli utenti internet dei mercati oggetto di indagine (UK, Usa, Australia e Canada) ha dichiarato di guardare «qualche volta» e «molto spesso» contenuti in lingua non inglese. E questo nonostante lo zoccolo duro delle library sia composto da titoli inglesi. Cresce in particolare l’attenzione verso serie e film coreani (+35% dal 2020), grazie a titoli quali Squid Game e Parasite. I titoli in lingua non inglese sono particolarmente attrattivi per il pubblico tra i 18 e i 34 anni: il 66% del pubblico li guarda. Alta anche la percentuale tra i 45-64enni: 41%. Questo dato, spiegano i ricercatori, riflette la crescita dell’uso dei servizi streaming da parte dei consumatori più anziani.