Un punto di svolta importante nella politica dell’azienda in merito alla produzione di fiction. Così Slc Cgil definisce la decisione del servizio pubbico di mantenere in Italia la produzione: «È la migliore risposta che potevamo ricevere dopo anni di iniziative e di proteste contro la politica di delocalizzazione», spiega in una nota Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil. Secondo il sindacato, la delocalizzazione («una politica basata sull’unico criterio dell’abbassamento dei costi») stava determinando dei fattori distorsivi nel settore della produzione audiovisiva tra cui la costante perdita di giornate di lavoro per tecnici e artisti; la riduzione di entrate fiscali e previdenziali nell’ambito nazionale; la dispersione di professionalità tecnico-artistiche; la realizzazione di opere dal profilo “anonimo” con effetti negativi sia per la raccolta adv, sulla futura commercializzazione dei titoli stessi e, un’offerta di prodotti a volte non coerenti con il livello di qualità «che si deve pretendere dalla più grande azienda di produzione culturale del Paese». Il sindacato auspica che tale impostazione perduri e che possa consentire la realizzazione del contratto di lavoro per gli artisti del settore cine-audiovisivo («l’Italia è l’unico paese in Europa ad esserne sprovvisto»).
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it