Sky, Warner: cosa c’è dietro il caso Harry Potter

Un solo brand può influire sulla sopravvivenza di un servizio streaming? È quello che sembra dalla causa che vede Sky Group contro Warner
Harry Potter è un brand dal valore economico imponente (nella foto, uno dei film - ©Warner)

Al di là di come il Tribunale deciderà circa la causa intentata da Sky Uk, Sky Italia e Sky Deutschland (di seguito, Sky) contro WarnerMedia Direct (controllata WarnerBros. Discovery), le argomentazioni addotte dalla controllata Comcast che ricostruiscono i rapporti con la media company guidata oggi da David Zaslav restituiscono l’altra faccia della streaming arena, dove contratti e accordi possono decidere il futuro del settore. Deadline ha pubblicato il testo della causa promossa da Sky davanti al Tribunale di New York: Tivù lo ha letto e riporta qui i fatti salienti, che aiutano a capire come i rapporti di forza tra i grandi gruppi media siano cambiati in pochi anni e di come poche IP – nello specifico, Harry Potter – possano davvero fare la differenza. Insomma, content is king. Sul serio.  Sapendo dunque che si tratta, ovviamente, dalla “versione di Sky”, cerchiamo di capire cosa c’è dietro il caso Harry Potter.

IL CONTESTO
Prima di tutto, il contesto. Nel 2019 Sky e Hbo siglano l’accordo oggi oggetto della causa. All’epoca, HBO è fa parte di WarnerMedia Entertainment. Nello stesso anno, a luglio, viene annunciato il lancio di HBO Max, che diventa operativo nel maggio 2020. Quello che nel 2019 viene annunciato è appunto un contratto di esclusiva tra Sky e HBO che permette a Sky di trasmettere nei territori in cui è presente (e quindi Italia, Regno Unito e Germania) i titoli a marchio HBO, cosa che, di fatto, blocca il lancio di Hbo Max fino alla fine del 2025. Nel 2021 avviene l’operazione WarnerMedia-Discovery, che appunto dà vita a WarnerBros. Discovery (WBD): nell’aprile 2023 viene lanciato ufficialmente Max (che unisce HBO Max e Discovery+) il cui lancio nel nostro Paese e gli altri “territori Sky” è previsto per il 2026. L’accordo, quindi, nasce davvero in un’altra epoca. Non dimentichiamo, poi, gli scioperi di sceneggiatori e attori nel 2023 (rispettivamente maggio/settembre e luglio/novembre), con le conseguenze per la produzione americana.

IL CO-FUNDING AGREEMENT TRA SKY E WARNERMEDIA DIRECT
L’accordo siglato tra Sky e WarnerMedia Direct (oggi controllata da WBD) prevede la possibilità per Sky di ottenere un numero di contenuti originali HBO Max ogni anno, nello specifico almeno quattro l’anno, tra il 2021 e il 2025. Sky aveva l’obbligo di scegliere almeno due progetti l’anno «a sua completa discrezione» che avrebbe potuto cofinanziare o coprodurre. Ogni titolo avrebbe dovuto essere proposto formalmente ai manager Sky non appena Max fosse pronto a ordinare la prima stagione e avrebbero dovuto essere messe a disposizione tutte le informazioni rilevanti. Le serie oggetto dell’intesa hanno i seguenti criteri:

  • lunghezza di un’ora per episodio
  • progettate per essere composta da più stagioni
  • prodotta da WarnerBros. Television o HBO Max e destinate a HBO Max
  • ordinate per una prima stagione all’interno dell’anno di riferimento

Il contratto nasce proprio per salvaguardare Sky dalla nuova piattaforma HBO: «È stato realizzato specificamente per proteggere Sky dalla possibilità che Warner – che stava già pianificando il lancio di HBO Max in Europa – cercasse di allocare le sue serie di maggiore qualità e più desiderabili sul suo servizio streaming proprietario, pertanto aggirando Sky e negando l’accesso a contenuti di valore». Ciò è chiaro dai termini del contratto: in base al Co-Funding Agreement ogni “qualified series” selezionata avrebbe dato a Sky «tutti i diritti media» nei territori coperti dal contratto (quindi dove Sky è presente, Italia compresa) «per un periodo di 20 anni dalla consegna dell’ultimo episodio di ogni stagione di ogni serie». Parliamo di diritti quali tv lineare, pay tv, streaming, home entertainment e diritti di sub-distribuzione. Sky avrebbe ottenuto inoltre tutti i ricavi generati dallo sfruttamento dei diritti media.

A SKY I DIRITTI DELLE SERIE 
Di contro, Sky sarebbe stata obbligata a cofinanziare ogni serie per almeno cinque stagioni, per una quota tra il 20 e il 25% del budget della prima stagione. Sky avrebbe inoltre avuto l’opportunità di continuare a cofinanziare la serie per ogni stagione che sarebbe stata ordinata da HBO Max anche oltre la quinta. «Sky avrebbe mantenuto tutti i diritti generati dallo sfruttamento dei diritti Sky». Sky avrebbe dovuto essere aggiornata regolarmente e consultata sugli aspetti creativi. Inoltre, le serie sotto il Co-Funding Agreement avrebbero potuto essere presentati come “Sky Studios presents”, “Sky Original” o “in associazione con Sky Studios”. Warner Media avrebbe inoltre dovuto rendere disponibili i materiali pubblicitari e promozionali. La prima violazione del contratto dunque deriva da qui, dal mancato raggiungimento del numero minimo di quattro titoli da sottoporre a Sky: WBD non avrebbe rispettato quanto pattuito nel 2021, 2022 e 2023 (dalla fusione, insomma).

IL CASO HARRY POTTER
E arriviamo, dunque, al caso Harry Potter che – sulla base della denuncia di Sky – sarebbe dovuto rientrare nel Co-Funding Agreement. Il 12 aprile 2023, in concomitanza con l’annuncio di MAX, WBD annuncia “l’ordine” della serie Harry Potter, che copre tutti i sette libri e definita «decennale». «Si stima che il brand Harry Potter valga almeno 25 miliardi di dollari», dice Sky. Va da sé che aggiudicarsi i diritti media su tre territori chiave in Europa sarebbe un boost per chiunque li possegga. Tra film, videogame (Hogwarts Legacy, firmato WBD, è stato la migliore vendita del 2023), vestiti, giocattoli, libri, parchi a tema (uno gestito dalla stessa Comcast, The Wizarding World of Harry Potter) e quant’altro rendono questa IP qualcosa di davvero prezioso. Non esiste alcun «ragionevole sostituto» a una serie come Harry Potter, dice Sky, ammettendo che il mancato sfruttamento esclusivo della serie si tradurrebbe in una «perdita potenziale di centinaia di milioni di dollari di ricavi perduti».

LA MAGIA DEI NUMERI
La tesi di Sky è che WBD voglia tenersi il maghetto per sé sfruttandolo per massimizzare il lancio di Max non solo nei territori in cui Sky è presente, ma a livello globale. Tutto si gioca su quanto detto tra i due big e quanto dichiarato al mondo: Sky dice che WBD avrebbe dovuto proporre Harry Potter come serie da cofinanziare e coprodurre (e a quel punto i diritti media sarebbero andati a Sky per almeno 20 anni), cosa che non è stata fatta. WBD, a detta di Sky, avrebbe in qualche modo ridimensionato quanto detto in pubblico circa la fase di lavorazione della serie. Nel giugno 2024 sono stati resi noti dalla stampa parte i nomi di sceneggiatori e showrunner (Francesca Gardiner), mentre a settembre si è iniziato a parlare della nuova fase di casting. Ulteriore passaggio importante: nel giugno 2024 Variety riporta la decisione di Casey Bloys (Chairman e CEO, HBO e Max Content) di spostare le produzioni ad alto budget di Max (e quindi anche Harry Potter) sotto l’egida di HBO, trasformandole dunque in HBO Original. Per Sky questo sarebbe una scappatoia per evitare, quindi, che Harry Potter finisca all’interno dell’accordo, essendo infatti previsto che Sky abbia i diritti sui titoli prodotti per HBO Max.

NUOVI RAPPORTI 
È bene ricordare cosa successe a Netflix quando lanciò in Europa Netflix: il suo titolo di punta, House of Cards, non era disponibile perché ceduto per accordi precedenti ai vari player sui territori locali (Canal+ in Francia). All’epoca nemmeno Netflix aveva idea di quale sarebbe stata la sua forza sul piano globale e i ricavi da distribuzione giocavano un ruolo decisivo. Non basta dunque avere un IP solido, bisogna avere tutte le opportunità per poterlo sfruttare. Qualunque sia stata la decisione che ha portato cinque anni fa Sky e WarnerMedia a firmare quell’accordo e qualunque cosa decida il tribunale, il caso è destinato a fare scuola nei rapporti tra i big. Soprattutto in questa fase di grandi bundle dove tutti cercano di vincere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it