©pixabayAttenzione all’uso della AI nella produzione delle sceneggiature. La WGA, il sindacato degli sceneggiatori americani, prende posizione contro l’uso (o meglio l’abuso) dell’intelligenza artificiale. «Le società non possono usare l’AI o tecnologie simili per danneggiare gli standard di lavoro degli sceneggiatori, compresi i compensi, diritti residuali, diritti separati e credit», scrive la WGA in un lungo tweet. Il sindacato è in fase di trattativa con la MPA (Motion Picture Association) per il rinnovo dei contratti.
Secondo il sindacato agli sceneggiatori non può essere chiesto di adattare materiale generato dall’intelligenza artificiale o che materiale generato dai software di intelligenza artificiale possa generare materiale letterario coperto da copyright. La WGA compara l’AI ad articoli estratti da Wikipedia o altre fonti: «gli studios possono chiedere a uno sceneggiatore di usarli come punti di riferimento, ma devono essere messi a conoscenza che si tratta di materiale generato dall’intelligenza artificiale».
Come ogni materiale usato per le ricerche, però, non ha alcun ruolo nei lavori che rientrano nella sfera dei diritti protetti dell’associazione, né nella cosiddetta “chain of title” (ovvero la sequenza di trasferimento della proprietà di un’opera) della proprietà intellettuale.
«È importante evidenziare che i software di intelligenza artificiale non creano nulla. Generano un rigurgito di ciò che gli viene dato in pasto». Ovvero, spiega la WGA, contenuti di dominio pubblico e protetti da copyright, che tra l’altro la AI non è in grado di fare distinzione. Tanto che, conclude la WGA, quanto prodotto non può essere protetto da copyright. «Al contrario, il plagio è caratteristica del processo di intelligenza artificiale».
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