Mentre è di oggi la notizia, secondo Adnkronos, che il 5% del canone (pari a 80mln di euro) tolto alla Rai sulla base della Legge di bilancio del 2015 potrebbe tornare al servizio pubblico, escono i dati sull’andamento del primo semestre 2020 della tv italiana e in particolare i risultati del servizio pubblico. A parlarne è l’Huffington post, citando un documento interno a Viale Mazzini. Il rapporto evidenzia, tra le altre cose, il calo del 22,4% nel mercato pubblicitario, con le televisioni tradizionali che sono riuscite però a mantenere una quota stabile intorno al 42%. Il calo della pubblicità, come è noto, ha coinciso con una crescita della platea televisiva, passata da 10,3mln a 11,9mln di persone, con il gruppo Rai confermatosi “nel primo semestre 2020 leader del mercato con il 35,7% di share nell’intera giornata (-0,7% rispetto al pari periodo del 2019) e con il 36,6% in prime time (-0,8%)”. Mediaset invece è cresciuta raggiungendo, nell’intera giornata, il 31,9% di share (+0,3 punti) e, in prime time, il 33,6% (+1,7%). Se le reti generaliste (Rai, Mediaset e La7) hanno visto una flessione di 2 punti, passando dal 58% al 56%, sono cresciute invece le semi-generaliste, (Tv8, Nove, Rai4, Cielo, Real Time, Sky Uno) arrivate al 9,6% di share nell’intera giornata (+ 0,3%), mentre i canali specializzati sono passati dal 32,7 al 34,4%. Il documento evidenzia inoltre come Rai sia leader sul totale individui e sugli over 45, ma mostra, rispetto al semestre di riferimento, una flessione sul pubblico giovane, in particolare sui 4-7 anni (-4,1%). Nelle classifiche per target, inoltre Canale 5 risulterebbe in prima posizione nei target dagli 8 ai 64 anni. Il documento rivelerebbe inoltre che “le performance del Gruppo Rai sono trainate dall’ascolto dei segmenti adulto-anziani e da Rai Yoyo”.
La riposta Rai. “L’estrazione solo di alcuni dati e di alcuni commenti in esso contenuti abbia prodotto un quadro complessivamente distorto della situazione del primo semestre 2020”, si legge nella risposta inviata all’Huffington Post da Roberto Nepote, a capo della Direzione Marketing Rai (da cui proverrebbe il documento). “Rai ha saputo limitare il proprio calo allo 0,73% e mantenere un saldissimo distacco delle proprie tre reti generaliste dalle tre del principale concorrente (28,75% di share delle generaliste Rai sull’intera giornata contro 23,62% di share delle generaliste Mediaset)”. Nepote contesta il concetto che la Rai “sarebbe sempre più per vecchi”: “Le discontinuità nella programmazione e nei comportamenti di visione, con l’informazione sulla diffusione di una grave malattia a caratterizzare i palinsesti Rai e i televisori delle famiglie italiane chiuse in casa, difficilmente avrebbero potuto favorire l’ascolto dei bambini”. Secondo Nepote, Rai sarebbe riuscita a contenere il fisiologico calo negli ascolti dei bambini, accrescendo lo share nelle classi di età 15-34 e 45-64.
GLI ALTRI DATI. Nel documento risulterebbe inoltre una flessione del 7,4% di famiglie abbonate a Sky, con monte abbonati sceso dunque a 3,8mln a maggio (il dato non comprende le famiglie abbonate solo tramite il digitale). Crescono invece gli operatori svod, con Netflix passato al 14,1% delle famiglie italiane, Prime Video all’8,9%, Tim Vision all’8,3%, mentre Disney+, lanciato a marzo, avrebbe già raggiunto il 2,6% delle famiglie italiane.
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