Il nodo della Rai andrà sciolto entro domenica, in modo da far partire la nuova governance entro la primavera (l’attuale cda presieduto da Anna Maria Tarantola scadrà tra poche settimane e non è ipotizzabile un commissariamento), senza bloccare la presentazione dei palinsesti autunno-inverno 2015-16, che i vertici di solito predispongono a giugno. In particolare, il premier Matteo Renzi dovrà decidere se procedere con decreto-legge o lasciare la questione al Parlamento. Il tema è ancora aperto, dopo il veto del presidente della Camera Laura Boldrini («decreto solo per urgenza») e l’intervento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, l’azionista Rai, che ha invece appoggiato la tesi di Renzi («ci sarà decreto se ci sarà ostruzionismo parlamentare»). Intanto, restano due le ipotesi sul tappeto per rifondare la governance Rai: una classica, con la nascita di una fondazione, un cda a cinque membri e un dg che accentri poteri editoriali ed economici; la seconda, che prevede un Consiglio di sorveglianza allargato alla società civile che nomina un Consiglio di gestione con un presidente-ad «con tutti i poteri di rifondare la Rai».
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