I lavoratori atipici parasubordinati in Rai sono circa duemila, circa un terzo della metà del personale di redazione dei programmi di intrattenimento e di approfondimento giornalistico, a esclusione delle testate. Le cifre provengono da un documento dell’associazione Iva party (anticipato dal “Corriere della sera”), già nelle mani dei consiglieri Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi e che presto potrebbe essere visionato anche dalla presidente Tarantola e dal dg Gubitosi. L’associazione ha espresso critiche alla riforma Fornero, che indica come false le partite Iva che superano gli otto mesi di contratto presso lo stesso imprenditore, che attribuiscono una postazione fissa al lavoratore e che registrino l’80% dei redditi dalla stessa azienda. Alla presenza di due di queste eventualità, il lavoratore ha diritto all’assunzione e sarebbero molti – tra i duemila precari Rai – ad avere i presupposti per un’azione legale contro l’azienda. La tv pubblica non potrebbe certo permettersi una mole massiccia di cause di lavoro e c’è chi pensa che potrebbero essere messe in atto soluzioni a danno degli stessi precari, riducendo per esempio a sei mesi la durata dei contratti.
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