Pubblico italiano verso la Total Tv

La crescita delle smart tv innesca il cambiamento delle abitudini di consumo. I dati dell’Annuario 2022 di CeRTA
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Non solo televisione, ma total tv. Si intitola Total Tv. Intrattenimento, fiction, informazione e sport fra broadcasting e streaming il secondo Annuario della Tv di CeRTA (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del sacro Cuore). L’Annuario analizza la stagione televisiva 2021-2022 evidenziando le caratteristiche della stagione e le tendenze in atto e che traghetteranno il mercato nel prossimo futuro.

L’elemento forse più significativo del 2022 è la crescita della Smart TV nelle abitazioni italiane: nel periodo 2021-22 sono 17.148.000 le televisioni Smart o connesse con dispositivi esterni presenti in Italia, contro i 15,3 milioni dell’annualità precedente. I tv connessi sono infatti cresciuti sia in termini assoluti sia in percentuale rispetto al numero degli schermi presenti nelle case. A fronte di un totale televisori sostanzialmente stabile (quasi 43 milioni), il dato delle Smart Tv è quello che vede la crescita più consistente.

«Coll’avvicinarsi del cosiddetto “secondo switch-off”, previsto per il 2023, il ricambio di device porta progressivamente alla crescita del numero di famiglie che possono accedere ai diversi contenuti di una Smart TV (canali televisivi tradizionali, piattaforme di streaming, app e contenuti in Rete), con una conseguente trasformazione anche delle pratiche e delle abitudini di fruizione». Come spiegato da Massimo Scaglioni, direttore del CeRTA, «l’innovazione tecnologica abilita un cambiamento nelle modalità di consumo». Gli italiani passano sempre più tempo a consumare contenuti in streaming: in poco più di due anni, il tempo speso consumando contenuti audiovisivi e di origine televisiva in streaming è quasi raddoppiato, passando da 472 milioni di ore (2019-20) a 843 milioni di ore (2021-22).

Cresce il peso dei contenuti svod, ma anche dei contenuti originali italiani, «sebbene ancora piuttosto limitata e disomogenea». I titoli seriali commissionati dalle piattaforme svod sono cresciuti del 20%: Prime Video ha raddoppiato il suo impegno (+100%), Netflix ha visto crescere i suoi titoli del 50%, mentre Disney+ ha esordito con la sua prima serie. Per quanto riguarda l’intrattenimento unscripted, questi si mostra “resiliente”: cresce in termini di titoli a fronte di ore complessive in lieve decrescita e caratterizzandosi dunque come genere “intensivo”.

Da rilevare, inoltre, il rapporto fra produzione interna ai broadcaster e quella realizzata col concorso di società di produzione indipendenti. Se si guarda alle sole reti lineari, il rapporto “esterna/interna” resta a vantaggio della prima (il 54% dei titoli unscripted sono realizzati col concorsodi una casa di produzione, contro il 46% di contenuti a produzione in house da parte dei broadcaster). Tale rapporto si è modificato in modo consistente rispetto alla stagione precedente, quando i titoli realizzati da società indipendenti erano il 61% del totale. Se si guarda ai titoli prodotti questi sono cresciuti in generale rispetto alla stagione precedente (2020-21), ma in maniera più consistente per la produzione in house (+44 rispetto all’annualità precedente) rispetto alla produzione indipendente (+54%).

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