La pirateria in Europa riguarda 10,2 accessi al mese per utente di internet, un dato aumentato fino alla fine del 2021 per poi stabilizzarsi. EUIPO, Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale ha pubblicato l’ultima edizione di Online copyright infringement in the European Union – films, music, publications, software and TV (2017-2013), la fotografia delle attività di pirateria nei 27 membri dell’Unione Europea. In particolare, la pirateria di contenuti televisivi risulta in aumento, sebbene controbilanciata dalla riduzione di altre tipologie di contenuti, a partire dai film. La pirateria tv riguarda oggi 5,1 accessi al mese per utente di internet; lo streaming rimane il metodo di più comune e circa il 60% degli accessi totali avviene tramite desktop. Sotto la media l’Italia, così come in Bulgaria, Estonia, Spagna, Francia, Croazia, Malta, Romania e Slovenia.
Sono aumentati invece gli atti di pirateria di eventi sportivi/in diretta, pari a ,53 accessi al mese per utente di internet (dopo il picco di 0,75 registrato a ottobre 2022). Anche in questo caso, viene privilegiato l’accesso tramite desktop. Lo studio si è concentrato anche sull’IpTv, valutate sulla base delle visite a siti web di IpTv pirata che richiedono la registrazione: risulta un incremento del 10%, con una media del 2,14 % di utenti di internet che visitano tali siti web al mese.
RITRATTO DELLA PIRATERIA TELEVISIVA
Secondo EUIPO, il tasso di disoccupazione giovanile ha un effetto negativo sulla pirateria televisiva, riducendola: «Una possibile motivazione è che i giovani disoccupati potrebbero vivere con i genitori, i quali sottoscrivono un abbonamento TV». A incidere in maniera negativa c’è anche la presenza di un’offerta legale, «misurata in base al numero di canali televisivi disponibili». Esiste poi un’associazione «positiva tra la pirateria di eventi sportivi in diretta e il PIL pro capite». Il rapporto spiega questa correlazione «controintuitiva» con diverse ipotesi, tra cui il fatto che l’elevata domanda nei paesi più ricchi generi un aumento dei prezzi, «che potrebbe essere dissuasivo per una parte significativa della popolazione, soprattutto se il reddito è distribuito in modo diseguale». Sottolinea però il rapporto: «la presenza di una forte offerta legale e la conoscenza di tale offerta da parte del pubblico sono state costantemente associate a livelli inferiori di pirateria, in particolare per quanto riguarda la pirateria cinematografica e quella dei programmi televisivi».
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