Per lo Svod cresce la rilevanza del catalogo

Le ultime rilevazioni di Gracenote evidenziano la necessità di titoli capaci di generare maggiore engagement a fronte di esperienze utente sempre più dispersive. Vincono i classici
©pixabay

Migliori capacità di raccomandazione dei contenuti e un catalogo composto da contenuti più ingaggianti (che paiono essere i formati seriali più classici): sono alcune delle evidenze dell’ultima edizione di State of play, il rapporto di Gracenote (società controllata da Nielsen) dedicato alle attività dello streaming globale e in particolare dei cinque maggiori protagonisti dello Svod, Amazon Prime Video, Apple TV+, Disney+, Netflix e Paramount+.

IL CATALOGO
Secondo le rilevazioni Gracenote Global Video Data, i contenuti streaming valgono l’87% della programmazione a disposizione delle audience globali. I 5 top player (Amazon Prime Video, Apple TV+, Disney+, Netflix e Paramount+) contano un catalogo complessivo di 487.5mila contenuti tv, 56,5mila film e 7,9mila contenti sportivi. Il volume in termini di singoli programmi è di 27 mila contenuti televisivi, 56,5mila film e 673 contenuti sportivi. Le serie tv valgono l’89% dei contenuti distribuiti dai cinque gruppi; il 44,2% è di origine statunitense (la produzione italiana vale il 4,4% globale), ma in realtà come Netflix la produzione Usa scende sotto la media, al 32%.

Origine dei contenuti sui 5 Svod Globali; la produzione italiana vale poco più del 4% (Fonte: Gracenote)

«Lo streaming è una priorità globale», spiega il report, «e le società stanno rafforzando le video library per appagarne l’uso crescente». La profondità del catalogo è ora più cruciale che mai, in ottica di business a lungo termine, rispetto a hit che si bruciano rapidamente. Resta il grande problema di far conoscere il catalogo: «abitudini di consumo recenti, specialmente negli Usa, suggeriscono che le audience devono ancora scoprire la maggior parte dei contenuti. Le raccomandazioni personalizzate nelle interfacce utenti sono cruciali, specialmente con quasi mezzo milioni di titoli tra cui navigare».

CONTENUTI PIÚ INGAGGIANTI E PIÚ “VECCHI”
In linea di massima, il genere drama è il più presente a livello globale, 23,6%, seguito dai documentari (16,5%) e la commedia (15,2%). «Rispetto alla media dei cinque operatori globali, Netflix offre una maggiore percentuale di programmi fantasy, Disney+ di anime e programmazione per bambini e animazione. Paramount+ ha una maggiore presenza di sitcom, reality e programmi crime. Apple TV+ non distribuisce alcun reality, soap o anima, ma una parte significativa dei suoi programmi appartiene ai generi animazione, kids e mystery». «Quasi il 90% dei contenuti disponibili è stato messo a disposizione negli ultimi 30 anni; solo l’11,2% è stato prodotto prima del 1990». Eppure sono proprio i contenuti più “vecchi”, dalle pezzature e stagionalità più lunghe, a poter agganciare i pubblici. I vecchi telefilm…

«Al di là dei grandi budget, una stagione da sei episodi non è in grado di ingaggiare le audience per lunghi periodi di tempo. Le abitudini di consumo evidenziano il valore fondante di avere un catalogo profondo di programmi preferiti e affidabili che mantengano le audience coinvolte al di là delle finestre intermittenti di lancio degli Original».

«Data l’importanza di una library con profondità a livello di piattaforma, contenuti precedenti al 2010 rappresentano un’opportunità nel momento in cui i servizi streaming cercano di solidificare la propria posizione tra gli spettatori. Questo è rilevante in particolare tra i Baby Boomer, considerata la crescita dell’adozione della connected tv negli ultimi anni e la programmazione che vogliono guardare. Sebbene queste generazioni vogliano vedere nuovi programmi, consumano molto più tempo rispetto alle generazioni più giovani con contenuti prodotti ben prima del 1990».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it