ON SCREEN: Tv queer tra polemiche e progresso

I Kissed A Girl (©ITV/Two Four Ltd,Corrine Cumming)

Rubrica a cura di Maria Chiara Duranti di Formatbiz.it – Articolo pubblicato su Tivù, giugno 2024

La stampa britannica è sempre attenta a cogliere gli umori del pubblico queer. I Kissed a Girl (BBC Three/iPlayer, nella foto), spinoff al femminile di I Kissed a boy, ha riportato in primo piano la tumultuosa storia dei reality show queer e alimentato nuove polemiche. E se ciò avviene in un Paese che da sempre si vanta di essere all’avanguardia, non può che far riflettere. I programmi non mancano, a partire da quelli firmati da World of Wonder e RuPaul, dalle decine di adattamenti locali di RuPaul’s Drag Race agli spinoff (Drag Race Global/All Stars…), fino all’annunciato House of Fire, uno sguardo profondo sul mondo delle ballroom di New York e che, secondo i produttori, è ormai un fenomeno di massa. C’è poi il reality The Bi Life, che seguiva single bisessuali nella loro ricerca dell’amore a Barcellona, fino agli adattamenti in chiave omosessuale di dating show come Prince Charming, First Date, Five Dates a Week, capaci di rompere tabù e pregiudizi.

Ma il dibattito non si è spento, soprattutto per quel che concerne il ruolo dei media nella rappresentazione e narrazione del mondo LGBTQI+. È quello che è successo con Miriam: Death of a Reality Star, documentario di Channel 4 dedicato a There’s Something About Miriam (Sky1 nel 2004). Per chi non ricordasse, il reality vide sei uomini tentare di conquistare la modella Miriam Rivera, senza sapere, però, che la giovane fosse transgender, scatenando così durissime reazioni al momento della rivelazione. Commentando il documentario, la giornalista Rachel Aroesti del Guardian ha sostenuto che molti pregiudizi sono ancora forti, perché la rappresentazione queer è ancora legata alla caricatura o ipersessualizzata: «Abbiamo assistito a una diffusa richiesta di “buona rappresentazione” dei gruppi marginalizzati in tv, in cui nei reality si fatica ancora a rappresentare un mondo reale, ma emerge un mondo disordinato o da censurare. Il documentario punta ancora sull’aspetto promiscuo della modella, sul fatto che la sua natura fosse stata nascosta e poi rivelata (come nel dating show), senza parlare del dramma umano di una persona che ha sofferto in passato e ha continuato anche dopo lo show (Rivera si uccise nel 2019, ndr.)».

Ci sono, è vero, “buone rappresentazioni” in tv, ma il pubblico interpreta da sempre i programmi televisivi attraverso il suo personale filtro. Nonostante siamo tutti vittime delle comuni umani debolezze, la diversità è ancora divisiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare tivubiz.it