La Brexit potrebbe avere effetto anche sui cataloghi on demand. Secondo The Guardian, l’Unione europea sarebbe pronta a prendere provvedimenti contro la sproporzione di contenuti britannici presenti in Europa. Ora che la Gran Bretagna è uscita dell’Europa, infatti, si pone la questione se i contenuti britannici debbano rientrare nelle quote di programmazione e produzione imposte dall’Ue agli streamer globali per proteggere la diversità culturale del Vecchio Continente.
La domanda, contenuta in un documento riservato di cui sarebbe in possesso The Guardian, è se i contenuti britannici possano essere definiti “opere europee”. La direttiva europea impone oggi una quota almeno del 30% dei cataloghi riservati a tali produzioni: in Francia la quota vale addirittura il 60% del catalogo, cui si aggiunge l’obbligo di investimenti del 15% del giro di affari nelle opere audiovisive e cinematografiche europee.
I contenuti britannici sono tra i più presenti sui cataloghi on demand: nel 2019-2020 la vendita dei diritti internazionali ai canali europei e alle piattaforme vod ha generato 490 milioni di sterline all’industria televisiva britannica. Nel complesso, la vendita di diritti internazionali tra film e programmi tv vale 1,4 miliardi di sterline.
La Commissione europea dovrebbe quindi mettere a punto uno studio sugli impatti della programmazione britannica sulla diversità culturale in Europa, un primo passo verso una possibile limitazione delle quote.
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