Nove, Romersa: cosa c’è dietro i risultati di “Chissà chi è”

Aldo Romersa, VP Programming WBD - Warner Bros. Discovery, spiega le ragioni dietro ai risultati dell’esordio del conduttore sulla rete
Aldo Romersa, Vp Programming Wbd Italy (©WBD)

Chissà chi è su Nove, ha registrato ascolti «nella media del canale, ma certamente poteva dare di più». Intervenuto alla presentazione dell’Annuario Tv 2024 Aldo Romersa, VP Programming WBD – Warner Bros. Discovery, ha spiegato le ragioni del perché quello che è stato l’esordio di Amadeus in casa WarnerBros. Discovery non ha funzionato come ci si sarebbe aspettati alla vigilia del nuovo access prime time della rete (potete leggere su Tivù di luglio/agosto le strategie editoriali di Nove).

PERCHÉ AMADEUS NON HA FUNZIONATO

La prima ragione dei risultati di Chissà chi è in access è dovuta al fattore tempo. Il contratto con Amadeus con Rai è scaduto il 31 agosto 2024: non c’è stato dunque tempo materiale per pensare a un nuovo programma tout-court in vista dell’inizio della nuova stagione televisiva. «In ottica di ottimizzazione del rischio abbiamo pensato di affidarci a un programma “confort”», ha spiegato Romersa. La scelta si è rivelata controproducente perché, in realtà, Chissà chi è non rispondeva a un bisogno specifico del pubblico: «(il programma) è andato a intercettare un fabbisogno che Rai1 continuava bellamente a soddisfare (con Affari tuoi, ndr.). Romersa non usa mezzi termini nella sua disanima: «Chissà chi è era un perfetto programma per il nostro access, ma anche un programma che Rai1 avrebbe potuto fare allo stesso modo».

L’IDENTITÀ DI UN CANALE, PRIMA DI TUTTO

Romersa ha confermato che gli ascolti di Chissà chi è (una media del 2,5%/3%) sono stati comunque in linea con quelli di Nove e che le valanghe di critiche di fronte ai dati di ascolti sono stati «una sassaiola in parte ingiusta». A ogni modo, Amadeus, ha confermato Romersa, sta lavorando a un nuovo programma di access. Quello che non va perso di vista, ha ribadito il manager, è l’identità del canale dove programmi e talent vanno a inserirsi: «Più multipolare è lo scenario più un canale deve avere identità», ha ribadito.

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