Nell’Annuario Ce.R.T.A il sistema tv italiano

La ricerca sull'ultimo anno del mercato televisivo: "La televisione nella pandemia. Intrattenimento, fiction, informazione e sport
||||Le sezioni dell'Annuario|Massimo Scaglioni

L’Annuario 2021 della tv italiana è la fotografia dell’ultimo anno di televisione in Italia realizzata da Ce.R.T.A,  – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Presentato oggi a Milano, L’Annuario LA TELEVISIONE NELLA PANDEMIA. Intrattenimento, fiction, informazione e sport nell’anno del Covid-19 ricostruisce l’evoluzione dell’offerta e del consumo di televisione e audiovisivi in streaming nell’annualità 2020-2021 (un mercato da 9,5 miliardi di euro in Italia nel 2020), realizzato attraverso il monitoraggio mese per mese di oltre 30mila ore di contenuti prodotti dagli editori televisivi e dalle piattaforme digitali.

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Massimo Scaglioni, direttore del Ce.R.T.A.

“C’è la sensazione che in Italia ci sia ancora un deficit residuo di conoscenza, su un comparto così rilevante della cultura. Non è stato semplice arrivare a questo traguardo. È un lavoro complicato perché non sempre gli interessi particolari sono in grado di vedere con lungimiranza l’interesse del sistema Paese su questo comparto. Uno strumento come questo di trasparenza, chiarezza, rispetto a quello che è il sistema audiovisivo nazionale credo sia utile pensando all’interesse complessivo del sistema e del comparto. Guardando alle trasformazioni che ci porteranno a un contesto completamente trasformato, ha spiegato Massimo Scaglioni, direttore del Ce.R.T.A.

I CONTENUTI

Sono otto le sezioni dell’Annuario consultabili anche online: 1.) Produzione e offerta scripted (fiction) e unscripted (intrattenimento); 2) Kids Tv: produzione e offerta; 3) L’informazione nell’anno della pandemia; 4) Lo sport nell’anno della pandemia; 5) Un anno di consumo e le sue tendenze; 6) Televisione digitale e total audience; 7) Televisione e social tv; 8) Mercati: le tendenze dello scenario internazionale.

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Le sezioni dell’Annuario

La ricerca, diretta dal prof. Massimo Scaglioni (direttore del Ce.R.T.A), è stata sviluppata nel corso del 2020-21 da Ce.R.T.A – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con partner come Auditel, APA (Associazione Produttori Audiovisivi), Sensemakers (per la parte relativa alla “Total Audience”) e Talkwalker (per la parte della “Social TV”).

UN ANNO COMPLESSO

L’anno televisivo 2020-2021 (settembre 2020 – agosto 2021) ha rappresentato un periodo insieme normale ed eccezionale per l’industria della TV. Si è cercato di tornare alle routine pre-pandemiche, di intercettare il grande bisogno di televisione (testimoniato dalla crescita eccezionale dei consumi di TV in questo periodo), di far partire e portare a termine le produzioni, in un contesto di nuova normalità, col virus che portava con sé nuove ondate di contagi e di problemi”, si legge nel testo.

Il sistema broadcasting continua a costituire il fulcro cruciale, ma la pandemia ha rappresentato “un periodo di grande accelerazione”. Secondo gli ultimi dati della ricerca Auditel-Censis, 17,4 milioni di cittadini italiani utilizzano la modalità di consumo in streaming, mentre 11,300 milioni lo fanno con una cadenza almeno settimanale. La crescita degli ascolti durante il lockdown lascia intravedere, spiega l’Annuario, “una serie di trasformazioni più profonde”. La prima riguarda la crescita degli “ascolti digitali” (attraverso SmartTV, Smartphone, Tablet e Pc) misurati quotidianamente, dal giugno del 2019, nella cosiddetta Total Audience di Auditel.

Altro aspetto rilevante è il sempre maggiore ricorso alle smart tv: si tratta di una vera e autentica nuova sfida per i broadcaster, per i quali la ricerca evidenzia il momento di passaggio delicato. Serve, si spiega, una “certa intelligenza strategica da parte degli editori: presidiare coi propri prodotti (il cui contenuto resta la prevalente ragione di consumo, poiché – come si suol dire – content is the king) e le proprie properties l’universo tradizionale del broadcasting (con le sue specificità della liveness e della sincronia sancita dal palinsesto”. Da non dimenticare, poi, la crescita dei ricavi pubblicitari raccolti da player digitali (segnatamente Google/YouTube e Facebook), che hanno superato quelli catalizzati dai tradizionali broadcaster free-to-air.

GLI INTERVENTI

  • Il sistema audiovisivo ci ha guadagnato o ci ha perduto dal covid? Certamente ha accresciuto il suo protagonismo, ma anche ha visto enormemente accresciute le proprie responsabilità: la sua funzione di mediazione culturale e di pensiero è stata fondamentale e importantissime. Fondamentale è quindi recuperare una credibilità istituzionale che in qualche modo si è smarrita. Franco ANELLI, Magnifico Rettore dell’Università Cattolica di Milano
  • Ci voleva la pandemia perché la televisione avesse dei riconoscimenti in diretta. La storia della televisione è infatti una storia di riconoscimenti ex post. I dati oggettivi (gli ascolti, ndr.). servono per capire, studiare meglio le dinamiche di produzione, offerta e consumo. Tutto questo non significa prendere i numeri e farne il soggetto della creatività. Sarebbe un errore incredibile. Sarebbe distorcente. Aldo GRASSO, Professore di Storia e linguaggi del broadcasting, Università Cattolica del Sacro Cuore
  •  Si parla spesso di un medium agonizzante, in realtà schermo e video restano centrale. I media tradizionali solo sono resilienti, ma cresciuti rispetto ai temi pre- pandemici. Ammesso senza dare per scontato che i broadcaster abbiano recuperato il loro ruolo, hanno sfruttato occasione per recuperare la loro reputazione? Cosa mettere in campo per farlo? Alberto BARACHINI, Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
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