A quasi sei anni dal #metoo (2017), l’industria cinematografica e televisiva britannica fatica ancora a contrastare la violenza e le molestie sessuali. A dirlo è il report Safe To Speak Up? realizzato dall’Università di York e finanziato da SIGN (Screen Industries Growth Network). I ricercatori hanno intervistato 18 persone che lavorano in vari settori e a vario titolo nell’industria audiovisiva britannica e che hanno avuto esperienza o riportato casi di violenza e molestie sul lavoro (tra cui commenti sessisti, condivisione non richiesta di immagini esplicite, approcci sessuali fino agli attacchi). Le 18 persone intervistate hanno descritto nel dettaglio 22 casi di molestie sessuali, aggressioni o violenze subite sul lavoro dal dicembre 2017, la maggior parte verificatesi a partire dal 2020.
POCA FIDUCIA
Quello che è emerso è che anche se le persone vengono incoraggiate a parlare di questi episodi, chi lo fa viene poi punito o vittimizzato. Per gli intervistati, questo modo di agire ha un impatto pesante sulla loro vita, che può anche tradursi in mancanza di fiducia, attacchi di panico e perdita di opportunità di carriera. Secondo la dottoressa Anna Bull dell’Università di York, «le molestie sessuali possono accadere in vari posti di lavoro, ma sono prevalenti dove sono maggiori i livelli di diseguaglianza tra lo staff». E questo, prosegue la ricercatrice, è particolarmente vero nell’industria audiovisiva, dove ci sono «molti più uomini in posizioni di potere, così come una gerarchia “ripida” sul posto di lavoro». Appare inoltre limitata la conoscenza di iniziative per affrontare i casi sul posto di lavoro, mentre i datori di lavoro hanno fornito risposte inadeguate su come affrontare le situazioni.
L’INDUSTRIA DEVE REAGIRE
Insomma, l’intera industria audiovisiva deve reagire e affrontare con maggiore chiarezza il tema. I ricercatori propongono, tra gli interventi politici da finalizzare, di aumentare fino a tre anni la possibilità di riferire al Tribunale del lavoro i casi di molestie o abusi. Si chiede inoltre di abolire i cosiddetti NDA (Non-disclosure agreement, gli accordi di riservatezza) nei casi di abusi. I casi di violenza e abusi dovrebbero inoltre essere gestiti come temi riguardante la sicurezza e la salute delle persone. Inoltre, chi denuncia dovrebbe avere rappresentanza legale. Inoltre, i committenti e i broadcaster devono assumersi maggiori responsabilità assicurandosi che nelle produzioni da loro commissionate ci siano meccanismi per prevenire e gestire le molestie, richiedendo per esempio degli standard minimi.
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