MIA, 6° Rapporto APA: tv primo mezzo per ricavi

L’associazione produzione audiovisivi presenta il sesto Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale: mercato da oltre 12 miliardi di euro

La televisione è il principale mezzo del settore audiovisivo italiano, oggi entrato in una terza fase, quella del consolidamento. Nella cornice del MIA – Mercato internazionale audiovisivo, la presidente di APA, Chiara Sbarigia, ha presentato il Sesto Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale, un complesso documento per fotografare lo stato di salute del settore. Lo studio è stato realizzato da APA con il supporto di istituti di ricerca quali eMedia, CeRTA, Symbola, O&O – Oliver & Ohlbaum Associates e Geca Italia.

Siamo in una terza fase del mercato audiovisivo italiano, spiega Sbarigia, contraddistinta dalla crescita della domanda di contenuto e dal tax credit: “Bisognerà selezionare meglio i progetti valutandone le potenzialità di circolazione oltre i confini nazionali. Quest’anno abbiamo lavorato per tenere insieme il settore e dare contributo alle riforme, ora dobbiamo lavorare sul ruolo del produttore indipendente a livello associativo e ragionare sulla parte prodotto”.

LO STATO DI SALUTE DELL’AUDIOVISIVO ITALIANO
Intanto, i numeri. I ricavi 2023 dell’industria audiovisiva italiana hanno superato i 12 miliardi nel 2023, con un incremento del 20% sul 2022. La televisione resta il mezzo più importante, coprendo infatti il 71% del totale ricavi, pari a 8,2 miliardi. Un dato che si deve alla complessa produzione di generi televisivi che comprendono, oltre lo scripted, anche intrattenimento e altri generi unscripted (quest’ultimo, indicano i dati CeRTA, nella stagione 2023-2024 è cresciuto sulle reti in termini di contenuti, +8%, a fronte di un numero stabile di ore, +1%, mentre sugli OTT si vede un calo di ore e titoli, rispettivamente -9% e -17%). Aumenta anche la produzione kids.  Le piattaforme online (Avod e pay Vod) valgono il 24% del totale, per ricavi pari a 2,8 miliardi (di cui 1,7 miliardi derivanti da pubblicità video display su Avod e video social). Segue, infine, la sala cinematografica, comunque in recupero rispetto agli anni della pandemia, a 0,5 miliardi. Il valore della produzione audiovisiva “Italian original” è quasi raddoppiato rispetto al 2017, attestandosi nel 2023 su un valore superiore ai 2 miliardi di euro. Rispetto al 2022 crescono i volumi della produzione per i tre canali primari di destinazione: Sala Cinematografica +21%), TV (+8%) e VoD (+16%).

LA TERZA FASE DEL MERCATO 
Siamo dunque in una terza fase del mercato audiovisivo italiano, spiega Sbarigia, dove cresce la domanda e il tax credit: “Bisognerà selezionare meglio i progetti valutandone le potenzialità di circolazione oltre i confini nazionali. Quest’anno abbiamo lavorato per tenere insieme il settore e dare contributo alle riforme, ora dobbiamo lavorare sul ruolo del produttore indipendente a livello associativo e ragionare sulla parte prodotto”.

TAX CREDIT: L’ALTRO PRODUTTORE
Il rapporto di quest’anno presenta anche un’analisi comparativa degli incentivi previsti per l’audiovisivo in Italia, Germania (che nel 2025 adotterà una nuova normativa), Francia, Uk e Spagna. “Emergono tante differenze”, ha commentato Sbarigia, ricordando l’impegno di APA e di altre associazioni di categoria per la riforma di questo strumento. Dal raffronto emergono infatti diversi rapporti di forza e approcci, a partire dai complessi iter burocratici che le produzioni italiane devono affrontare rispetto a Paesi come il Regno Unito. L’Italia, inoltre, sostiene un numero significativamente inferiore di titoli rispetto a UK e Francia: 203 rispetto, nell’ordine, 635 e 784. Il tetto delle sovvenzioni per progetto è inoltre più basso per il credito d’imposta del nostro Paese: 9 milioni di euro per le produzioni nazionali rispetto ai 30 milioni in Francia (e nessuno in UK). Il tax credit si conferma “coproduttore” di fatto dell’audiovisivo italiano: gli aiuti pubblici nazionali (principalmente, appunto, tax credit alla produzione), il cui “investimento” ha coperto il 30% del totale costi di produzione 2023.

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