MIA 2023: VR, la nuova esperienza collettiva?

Realtà virtuale e narrazione immersiva si contendono l’attenzione dell’utente. Nuove tecnologie, ma l’esperienza ha più di un punto in comune coi “vecchi media”
|How VR and Immersive Narrative Could Impact on Audiovisual Storytelling? (MIA MARKET 2023

Nella contesa per l’attenzione dell’utente, un altro protagonista punta allo stesso tempo a fornire un’esperienza condivisa che una più intima, personale. Si tratta della VR e della narrazione immersiva, trattata al MIA Market 2023 nella sessione How VR and Immersive Narrative Could Impact on Audiovisual Storytelling? (sezione Innovation for Creative Industries) dall’artista Jérémy Griffaud e da Vincent Guffman, cofondatore e Ceo di Small Creative Industries. Il primo, un passato come pittore di acquerelli per poi passare all’animazione e poi alla VR, è autore di installazioni-esperienze come The Power Plant e The Garden. Il secondo nasce nell’industria VFX per poi passare alla produzione con la sua società, creatrice di Gaudì – The Atelier of the Divine, esperienza immersiva VR che è possibile vivere a Palazzo Barberini (Mia XR).

ESPERIENZE CONDIVISE

La prerogativa della VR appare dunque quella di poter unire (e potrebbe farlo sempre più man mano che i dispositivi, headset in particolare, diverranno accessibili) sia l’esperienza unica dell’utente (solo con i suoi headset) con quella collettiva (fruendo nello stesso spazio virtuale con altre persone). Spiega Guffman, a proposito di Gaudì, dove l’utente viene guidato dall’artista tra le sue opere e ispirazioni: “Si basa su format di realtà virtuale collettiva. Il nostro target sono famiglie e gruppi di amici. Non è una mostra, ma è come rivivere come Gaudì ha lavorato”. L’esperienza di Griffaud è di tipo immersivo e prevede un’azione attiva dell’utente, trasformatosi in un ingegnere pronto a costruire il mondo immaginato dall’artista.

Ma quale potrebbe essere, dunque, l’impatto sullo storytelling dell’audiovisivo tradizionale? (il cosiddetto “flat cinema”). È forse prematuro dirsi, ma quello che appare invece chiaro è che – anche se traslato in un mondo forse più tech di quanto lo spettatore comune sia ora abituato – si tratta in fondo della antica dicotomia tra vecchi e nuovi media. Il cinema per l’esperienza condivisa, la televisione in salotto in famiglia e infine lo smartphone “individualista”. E, ancora, il palinsesto che forma le abitudini e l’on demand dell’anywhere, anytime.

NARRAZIONE AL CENTRO

Al centro, c’è sempre una narrazione, che coinvolge più o meno l’utente. “Anche nel mondo reale c’è sempre una direzione, un punto focale. Anche se potenzialmente puoi guardare ovunque, l’attenzione si concentra dove c’è l’azione di interesse”, commenta Guffman. “C’è sempre un elemento di scrittura, una sceneggiatura. E l’utente interpreta un personaggio”, ricorda Griffaud.

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Al MIA è possibile provare l’esperienza GAUDI – Atelier of the Divine

IL PUBBLICO

Ma qual è, dunque, il pubblico della VR e delle nuove esperienze immersive. L’obiettivo ora pare essere “uscire” dal circuito dei festival per entrare tra la gente: Small Creative Industries punta a creare momenti di intrattenimento in luoghi fisici (e qui, a ben guardare, rivediamo la “missione” del cinema o comunque della visione condivisa, che in questo caso si trasforma anche in azione). Il passaggio successivo, dunque, è quello di individuare il miglior modello distributivo, generando dunque ricavi. “In Cina potrebbero essere centri commerciali, in Francia centri culturali. Ma potrebbero essere inseriti anche nelle Food Court”, immagina Guffman. Spazi pubblici, dunque, per aumentare la reach e “diffondere” la VR. 

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