Come annunciato dalle indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, Mediaset e Vivendi hanno sottoscritto venerdì un’intesa che formalizza un’alleanza strategica tra i due gruppi europei. In primo luogo la partnership determina uno scambio azionario paritetico del 3,5% e il passaggio al colosso francese della pay tv Mediaset Premium. A valle dell’alleanza azionaria, il patto europeo prevede iniziative su produzione e distribuzione di contenuti, ma anche la creazione della prima piattaforma pan-europea di streaming di contenuti on demand. In particolare, Mediaset e Vivendi svilupperanno un progetto che si occuperà di produzioni di livello internazionale: i contenuti saranno ideati e realizzati da una nuova struttura, secondo standard e linguaggi adatti al mercato globale, e distribuiti sulle reti tv dei due gruppi in Italia, Francia e Spagna. Inoltre, le property online sono destinate a confluire in un unico progetto, in grado di garantire un’offerta di film e serie (anche originali) sempre più ampia e pregiata. Sul fronte della pay tv, infine, Vivendi con Mediaset Premium amplierà in modo significativo la sua presenza in Europa, portando la sua base abbonati totale a oltre 13mln. Mediaset, dal canto suo, proseguirà la sua attività di editore di canali e contenuti on demand per Premium su tutte le piattaforme. Secondo quanto ha affermato Pier Silvio Berlusconi, al termine del cda che ha approvato l’operazione, «ad oggi non è previsto» un suo ingresso nel board di Vivendi , ma non si esclude per il futuro. L’accordo, che dovrebbe essere finalizzato entro il 30 settembre, prevede dei paletti per i francesi, e in particolare un accordo di lock up di tre anni: nel primo anno Vivendi non potrà effettuare alcun acquisto di azioni Mediaset, mentre nel secondo e terzo anno non potrà possedere una partecipazione complessiva superiore al 5%. Secondo i sindacati, «la cessione di Mediaset Premium per arrotondare lo scambio di quote azionarie tra Mediaset e Vivendi denota la consueta supremazia degli aspetti finanziari su quelli industriali», si legge in una nota della segreteria nazionale Slc Cgil: «Siamo di fronte a un’operazione finanziaria da 880mln di euro, per ora, ma non sappiamo a quale progetto industriale e produttivo sia finalizzata e quali conseguenze potrà avere sull’occupazione e sul Paese».
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