Il Piracy Shield, il sistema antipirateria gestito da Agcom che impone ai provider internet (ISP) di bloccare il segnale di potenziali trasmissione illegale di contenuti protetti da copyright in 30 minuti dalla segnalazione, è sotto il mirino dei principali gruppi tech internazionali. La CCIA – Computer & Communications Industry Association (associazione non profit che rappresenta le aziende di comunicazione e tecnologia, tra cui Amazon, Apple, Meta, Google, X e Rakuten) si è infatti rivolta direttamente alla Commissione Europea per esprimere le sue preoccupazioni.
PIRACY SHIELD, LE PROBLEMATICHE
Il sistema del Piracy Shield va a bloccare i domini DNS e indirizzi IP, ma – spiega l’associazione – sono stati inclusi anche VPN (reti private virtuali e DNS pubblici), «strumenti fondamentali per la protezione della libera espressione e strumenti di blocco inadeguati ». Questo condurrebbe a un eccesso di blocco, andando a colpire anche i servizi online legali. Di fatto già successo, come viene ricordato nella lettera: lo scorso ottobre, per esempio, le segnalazioni hanno portato al blocco di Google Drive, rimasto inagibile per tre ore per tuti gli utenti italiani. CCIA lamenta procedure di verifica non chiare e l’assenza di un sistema di riparazione nel caso di blocco di dominio o indirizzo IP sbagliato. E, ancora, si parla di un potenziale conflitto di interesse, dato che la piattaforma è stata sviluppata da una società affiliata alla Lega Serie A, «uno dei pochi soggetti autorizzati a segnalare (attività illecite, ndr.)».
QUALI CAMBIAMENTI
CCIA chiede che la Commissione Europa si confronti sul tema con il governo italiano. Nel frattempo, chiede almeno alcune variazioni, a partire dalla modifica della finestra di 30 minuti (inadeguata per le verifiche da attuare) e l’implementazione di protocolli di verifica maggiori, maggiore trasparenza, così come un meccanismo di compensazione. CCIA ritiene che Piracy Shield violi varie leggi europee, tra cui la Open Internet Regulation, il Digital Services Act, la Carta dei diritti fondamentali e il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Critiche anche ad alcuni emendamenti alla legge sul Copyright, che secondo i firmatari sono contrari ai principi dell’UE imponendo ai provider di denunciare ogni conoscenza di attività illegale, anche la più piccola. La definizione “information society service provider” sarebbe talmente ampia da includere anche piattaforme che nulla hanno a che fare con la pirateria online.
Qui il testo completo della lettera: Italian-Piracy-Shield-and-Copyright-Law-Amendments-
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