Per «liberare la Rai dai partiti» anche il MoVimento 5 Stelle ha presentato la sua riforma del servizio pubblico, presentata da Roberto Fico, esponente del M5S e presidente della commissione di Vigilanza. La proposta prevede cinque consiglieri di amministrazione (inclusi presidente, nominato dal MiSe, e amministratore delegato) selezionati per aree di competenza (giuridiche-economiche e tecnico scientifiche) tramite un avviso pubblico e sotto la regia di Agcom. Per quest’ultima verrà introdotta l’elezione dei componenti con la maggioranza qualificata dei 2/3 e vigerà il divieto di nomina per quei soggetti che abbiano ricoperto cariche politiche nei sette anni precedenti. Stesso divieto vale per i consiglieri Rai. I nuovi vertici saranno caratterizzati da «competenza, indipendenza e onorabilità»; l’invio dei curricula sarà sollecitato tramite un avviso pubblico. I candidati (provenienti dai settori dell’audiovisivo, delle reti di comunicazione elettronica e dal mondo degli autori, capi-progetto e ideatori di programmi) dovranno presentare un elaborato sulla propria visione strategica del servizio pubblico. Successivamente, i loro nomi verranno pubblicati su internet e Agcom ne sorteggerà cinque che dovranno poi discutere il proprio progetto in un’audizione pubblica (questa fase non durerà più di 30 giorni). Verrà inoltre applicato rigidamente il principio di incompatibilità per evitare i conflitti di interessi. Per quanto riguarda i nuovi dirigenti, il cda dovrà rendere conoscibili i posti dirigenziali disponibili, gli obiettivi e i criteri di scelta e in seguito procedere alla scelta. «I dirigenti esterni, invece, dovranno necessariamente decadere assieme al cda». Infine, la commissione di Vigilanza cesserà di esistere.
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