Intelligenza artificiale? Un bene da maneggiare con cura

Secondo i ricercatori di Bain & company l’IA dovrebbe essere usata per ottimizzare i processi produttivi e post-produttivi, non a sostituzione dei creativi
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L’intelligenza artificiale può essere un bene per l’industria audiovisiva, ma deve essere maneggiato con cura. Nello studio Tech in Content Production: Will AI Kill the Video Star? Bain & company ipotizza che l’intelligenza artificiale non debba essere usata per sostituire i creativi («se si cercano contenuti di qualità»), ma per migliorare e ottimizzare i costi di produzione e post-produzione.

«Pensate ad avere più minuti al giorno per le riprese e realizzare metà degli effetti visivi in preproduzione. Questo significherebbe avere film al cinema o sulle piattaforme mesi prima, con un risparmio sul budget pari o superiore al 20%», dicono i ricercatori.

Se gli studios formeranno i dipendenti guardando al futuro e al rispetto della creatività come elemento centrale dei media, l’intelligenza artificiale non sarà un nemico: «Le star del video avranno più tempo e risorse per realizzare le storie che amiamo».

Studios e major devono ricordare che ogni tecnologia deve supportare l’arte e non sopperire al processo creativo («l’AI è uno strumento per migliorare l’efficienza, non per sostituire direttamente sceneggiatori, registi, attori o scenografi umani»). E, ancora, si deve pagare per l’uso degli IP, il che significa fare attenzione ai modelli di regolamentazione e compensazione in vigore e ai rischi connessi nel violarli.

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