Intelligenza artificiale: allarme copyright

Dalla causa di Warner Bros. Discovery a Midjourney al patteggiamento di Anthropic: le media company vogliono proteggere le proprie IP
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Sono passati quasi due anni dalle intense settimane di scioperi di attori e autori americani per il rinnovo dei rispettivi contratti. All’epoca, insieme al tema dei residual, l’altro oggetto di scontro era l’uso dell’intelligenza artificiale nell’industria cinetelevisiva (qui, per esempio, una fase dello scontro). Era una fase di grande euforia per l’intelligenza artificiale nel settore tanto che per alcuni le posizioni di autori e sceneggiatori parevano arroccate su vecchi modelli di pensiero, anacronistici, incapaci di abbracciare il futuro. Ecco perché quanto sta accadendo oggi ha un che di amaramente ironico. Perché è la controparte, i big dei media, a lanciare l’allarme contro l’uso incontrollato dei materiali di addestramento (le IP – intellectual property) dell’intelligenza artificiale.

WARNER BROS. DISCOVERY VS MIDJOURNEY
L’ultima in ordine di tempo ad aver preso posizione in tribunale è Warner Bros. Discovery. Il gruppo ha fatto causa a Midjourney per l’uso illecito di materiale protetto da copyright. La causa è stata intentata a Los Angeles e cause simili sono state intentate anche da The Walt Disney Company e NBCUniversal.

«Midjourney pensa di essere sopra la legge», hanno scritto senza mezzi termini gli avvocati di WBD (come riportato da The Hollywood Reporter, la prima testata a riportare la notizia ). Secondo l’accusa, il servizio avrebbe permesso ai propri abbonati di usare le immagini dei personaggi WBD coperti da copyright per riutilizzarle in maniera non autorizzata, ma con profitti per la stessa Midjourney. Per esempio, immagini del Superman in Man of Steel sarebbero state generate tramite prompt generici come: “battaglia tra supereroi di fumetti classici”. Inoltre, i personaggi coperti da copyright sarebbero stati usati per promuovere la stessa Midjourney. La richiesta di WBD è il risarcimento dei profitti attribuibili alle presunte violazioni oppure 150mila dollari per ogni opera violata.

LA POSIZIONE DELLA MPA
La MPA – Motion Picture Association ha rilasciato una dichiarazione a proposito della causa: «La Motion Picture Association sostiene con forza la protezione del copyright e gli sforzi delle nostre società associate per rafforzare i diritti di proprietà intellettuale. Ci preoccupa che le violazioni del copyright, lasciate non verificate, minaccino l’intera industria cinematografica, che supporta oltre 2 milioni di posti di lavoro in tutti i 50 Stati e porta innumerevoli benefici economici, sociali e culturali».

LA LOTTA DEGLI AUTORI
Ma le cause contro l’uso definito illecito del materiale coperto da copyright per addestrare l’intelligenza artificiale coinvolgono tutta la filiera. Si è risolto con un accordo da 1,5 miliardi di dollari il contenzioso contro Anthropic, accusata davanti a un tribunale di San Francisco da un gruppo di autori (Andrea Bartz, Charles Graeber, Kirk Wallace Johnson) di aver usato senza permesso i propri libri per addestrare il chatbot Claude. Come parte dell’accordo, riporta Reuters, Anthropic ha dichiarato che distruggerà le copie scaricate dei libri. Il giudice Alsup, che presiedeva il contenzioso, ha dichiarato che Anthropic aveva fatto un uso “equo” delle opere degli autori per addestrare Claude, ma che era stato violato il diritto degli stessi, conservando oltre 7 milioni di libri piratati in una biblioteca centralizzata che avrebbe anche potuta essere usata per altri motivi. Secondo gli avvocati degli autori, questo patteggiamento è un potente messaggio alle società di intelligenza artificiale. Si tratta del primo accordo in una serie di cause che coinvolgono anche realtà quali OpenAI, Microsoft e META sull’uso dei materiali protetti da copyright per l’addestramento dei sistemi di IA generativa.

Qui, le posizioni degli sceneggiatori internazionali per un uso corretto dell’intelligenza artificiale.

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