Il Regno Unito pensa a una tassa sugli streamer

Un rapporto del Culture, Media and Sport Committee chiede al governo di introdurre una tassa a sostegno della produzione televisiva britannica, colpita dalla crisi
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«Sgravi fiscali e una tassa sullo streaming dovrebbero essere in discussione come parte di un pacchetto di aiuti urgenti a supporto del settore della fiction di qualità britannica, colpita dalla crisi». Sono le conclusioni di un rapporto del Comitato Cultura, Media e Sport (Culture, Media and Sport Committee), dal titolo British film and high-end television, destinato al governo britannico per trovare soluzioni per l’industria audiovisiva.

UNA TASSA PER GLI STREAMER 
Tra le richieste di intervento più urgente spiccano le misure nei confronti del settore tv high-end (la produzione di fiction), «dove la concorrenza delle produzioni oltremare ad alto budget sta facendo crescere i costi, i modelli di ricavo stanno cambiando a causa delle condizioni offerte dagli streamer e i budget di commissioni dei servi pubblici sono schiacciati dal calo del canone e delle entrate pubblicitarie». Si chiede dunque un rafforzamento degli incentivi per la produzione high-end tv e, per gli streamer «come Netflix, Amazon, Apple Tv+ e Disney+, che traggono beneficio dalla creatività dei produttori britannici, di impegnarsi versando il 5% dei ricavi generati dagli abbonamenti nel Regno Unito in un fondo culturale che aiuti a finanziare la produzione drama con un interesse specifico verso le audience britanniche». Una tassa sugli streamer, dunque, finora non contemplata dall’industria. Tale fondo verrebbe gestito dal British Film Institute: il comitato invita l’industria a creare questo fondo su base volontaria, «ma se così non fosse in 12 mesi o non ci fosse completa adesione, il governo dovrebbe introdurre una tassa obbligatoria».

LE COPRODUZIONI NON BASTANO
È vero che, tramite le coproduzioni, oggi gli streamer collaborano anche al finanziamento della serialità britannica, ma non basta: il rapporto stima che i servizi Svod e i broadcaster non di servizio pubblico abbiano contribuito alla produzione di serialità di servizio pubblico con 143 milioni di sterline (78 milioni nel 2018): ma questo rappresenta soltanto il 17% dei costi complessivi. «Le cifre non si riferiscono nemmeno ai termini contrattuali di tali coproduzioni». Il rapporto suggerisce inoltre una revisione del ruolo della pubblicità nel sistema televisivo, anche in questo caso alla luce del ruolo delle offerte con pubblicità degli Svod. Secondo i dati contenuti nel rapporto, la produzione tv (HETV, High-end television) è stata il driver dell’industria audiovisiva britannica, con una spesa pari a 3,4 miliardi di sterline, contro i 2,1 miliardi del cinema. La produzione domestica, però, ha visto una flessione del 27% in termini di titoli prodotti e del 25% in termini di spesa.

Il Governo ha due mesi di tempo per rispondere.

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